Con il via libera del Consiglio dei ministri al decreto Omnibus, che contiene un po’ di tutto, dalle misure fiscali a quelle per gli enti locali, il governo di Giorgia Meloni continua ad andare avanti per la sua strada.
A nulla sono valsi i reiterati richiami del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che da tempo chiede di limitare la decretazione d’urgenza, di non inserire nei decreti materie estranee al cuore del provvedimento e, in ogni caso, di evitare di portarli in aula a ridosso della loro scadenza. Una moral suasion che il Colle ha fatto presente più volte in modo formale ai presidenti delle Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, ma che sembra aver ottenuto ben poco seguito.
Il governo Meloni segna un record nella decretazione d’urgenza
Anzi, secondo l’analisi di Pagella Politica, “tra il 15 e il 31 luglio, la Camera ha approvato la conversione di cinque decreti-legge, in media uno ogni tre giorni” e “lo stesso ha fatto il Senato, dato che per essere convertiti in legge, i decreti-legge devono ottenere il via libera di entrambe le aule nello stesso testo”. Un vero e proprio record, visto che, prosegue il sito, “in base alle nostre verifiche, negli ultimi cinque anni questo è il numero più alto di decreti-legge approvato dalla Camera nello stesso periodo di tempo”.
Nel 2023, durante il primo anno di governo Meloni, i decreti-legge esaminati dalla Camera erano stati tre; nello stesso periodo del 2022, verso la fine del governo Draghi, la Camera ne aveva approvato solo uno; nello stesso periodo del 2021, durante il primo anno del governo Draghi, ne erano stati approvati tre; nel 2020, all’epoca del secondo governo Conte, nessuno; mentre tra il 15 e il 31 luglio 2019, durante il primo governo Conte, i decreti approvati dalla Camera erano stati due.
Nel decreto Omnibus c’è di tutto, ma nessuna tassa sugli extraprofitti delle banche e nemmeno norme sulle concessioni balneari
Quel che è certo è che nell’ultimo decreto Omnibus, fatto di fretta e furia nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, c’è davvero di tutto. Ciò non fa che aumentare l’insoddisfazione delle opposizioni e, probabilmente, del Quirinale. Tra le numerose misure finite nel decreto spunta il contributo per gli abitanti sfollati delle Vele di Scampia, 50 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario per le Università e l’aumento da 100 a 200 mila euro della flat tax per i “Paperoni” che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia e altri quindici provvedimenti tra disegni di legge (ddl), decreti legislativi (dlgs) e decreti del Presidente della Repubblica (dpr).
Contrariamente a quanto chiedevano le opposizioni, non c’è nulla né sulle concessioni balneari né sulla tassa sugli extraprofitti delle banche. Tra le misure principali finite nel decreto Omnibus spicca il raddoppio, a oltre 3,2 miliardi, del fondo per il riconoscimento del credito d’imposta per gli investimenti realizzati nella Zes unica del Mezzogiorno dal primo gennaio 2024 e fino al 15 novembre 2024; previsto anche lo stanziamento di 13 milioni di euro per i comuni turistici dell’Appennino colpiti dalla mancanza di neve durante la scorsa stagione sciistica, ed è stata estesa, con 48 milioni di euro, la copertura assicurativa Inail per gli infortuni a scuola.
Nel decreto compare anche la nomina di Daria Perrotta alla Ragioneria dello Stato, come raccontato in conferenza stampa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che sul punto ha dichiarato: “Se la Ragioniera generale dello Stato non arriva dalla Corte dei conti o dalla Banca d’Italia è un peccato mortale? Allora ho compiuto un peccato mortale. Siccome è brava, lo dicono tutti, io ho pensato di indicarla”.
Il decreto scontenta le opposizioni
Un decreto che ha fatto infuriare le opposizioni, con la dem Simona Malpezzi, vicepresidente della commissione bicamerale infanzia e adolescenza, che ha commentato: “Aspettiamo il testo definitivo dell’ennesimo decreto Omnibus licenziato dal governo per sapere se davvero hanno avuto il coraggio di tagliare altri 20 milioni di euro alla carta cultura giovani per finanziare contributi spot, dalla valorizzazione dei carnevali alle manifestazioni culturali identitarie. Una scelta vergognosa”.
“Questo esecutivo ha fatto carta straccia di una misura importante come 18App, diventata poi carta della cultura giovani e del merito, che ha consentito ai ragazzi di avvicinarsi alla cultura. Vogliono impedire la libertà e il desiderio dei ragazzi di accedere ai consumi culturali e così facendo penalizzano pesantemente anche l’industria culturale del Paese (…) Questo è un governo completamente disinteressato a investire sui giovani: nessuna risorsa per la scuola, l’università, la cultura, il lavoro. Solo tagli”, ha concluso la senatrice del PD.