di Sergio Patti
Se i consigli della Banca centrale europea servissero a far partire l’economia, oggi avremmo eccedenze di bilancio e la piena occupazione. Ma con i consigli e senza atti concreti la ripresa resta un miraggio. Soprattutto in Italia, Paese ormai chiaramente in coda alla carovana Ue. Ciò nonostante ieri Mario Draghi ha ripetuto la solita litania: i governi non devono fermare gli sforzi in corso per ridurre i deficit, vanno minimizzati gli effetti distorsivi della tassazione, bisogna migliorare i servizi pubblici… il solito trionfo di ovvietà. Nessuna decisione invece sull’attesa maxi immissione di liquidità nel sistema bancario attraverso una nuova operazione di Ltro (finanziamento illimitato a tassi ridottissimi). Se si farà, com’è probabile, se ne parlerà ormai nel 2014. Un rinvio rispetto alle attese dei mercati, che ieri ha contribuito a deprimere le Borse e certo non aiuta le molte migliaia di imprenditori che chiedono inutilmente credito al sistema bancario.
Tassi bassi a lungo
I tassi d’interesse della Bce resteranno comunque bassi. Risultato che non è una grande concessione alla fame di denaro che sta togliendo energia alle imprese, ma il solo naturale effetto di un’inflazione bassa e che nelle previsioni resterà sui livelli attuali ancora a lungo. Dietro l’angolo, inoltre, c’è lo spauracchio della deflazione (cioè la crescita negativa dei prezzi) che finirebbe per affossare del tutto la crescita.
Aspirine contro la crisi
Confermato dunque l’attuale livello dei tassi di riferimento interbancari, in linea con le attese di analisti e mercati finanziari. Il costo del denaro nei 17 Paesi della zona euro resta così al minimo storico di 0,25%, tasso deciso il mese scorso con un taglio a sorpresa. Confermati a 0,75% il tasso sui prestiti marginali e a zero il livello dei depositi overnight. Aspirine contro una crisi epocale, che secondo la Bce sono sufficienti e stanno facendo bene. L’Eurotower stima infatti un miglioramento, per quanto leggero, delle sue previsioni per la crescita dell’Eurozona: ora i suoi economisti si aspettano un 2013 a -0,4% per il 2013, a 1,1% per il 2014 e 1,5 per il 2015. A settembre le stime erano a -0,4% per il 2013 e +1% per il 2014. Sul versante dell’inflazione gli analisti invece prevedono nel 2015 un’indicazione di 1,3% o 1,4%, ancora lontana dall’obiettivo del 2%. E ciò potrebbe tradursi in un intervento di politica monetaria già nei primi mesi dell’anno prossimo. Dunque la nuova operazione Ltro, sulla quale però – alla faccia della trasparenza – la banca centrale non fa chiarezza. E quando non c’è chiarezza la speculazione può brindare.
Basta Bot
Sul terreno degli aiuti monetari e a sostegno del credito, la Banca centrale ha però un argomento. E non è un argomento da poco. Le precdenti aste che hanno coperto di miliardi le bance europee hanno finito per finanziare surrettiziamente i paesi e non le imprese. Gli istituti, infatti, presi i soldi all’1% li hanno investiti in titoli di Stato dei loro Paesi, calmierando gli spread. Solo le briciole di quella massa di denaro è finita invece alle imprese e ai sistemi produttivi. Di qui l’avviso che ieri Draghi ha spedito alle banche. Se si farà un nuovo rifinanziamento bisognerà avere prima garanzie che i soldi vadano alle imprese. Dalle banche, per ora, nessuna risposta.