Elezioni Usa, il ritorno del Midwest: come Walz può ribaltare le sorti dei democratici

Il vice della Harris, ex insegnante e veterano della Guardia Nazionale, sta conquistando l'America rurale con politiche progressiste

Elezioni Usa, il ritorno del Midwest: come Walz può ribaltare le sorti dei democratici

Tim Walz, governatore del Minnesota scelto da Kamala Harris come suo vice nella corsa alla Casa Bianca, incarna una figura politica in grado di far dialogare l’anima progressista del Partito Democratico con l’elettorato moderato e rurale che negli ultimi anni si è allontanato dalla sinistra americana. 

Un progressista con radici rurali

Sessantenne dalla folta chioma bianca, Walz porta in dote un’esperienza variegata: ex insegnante di storia, allenatore di football, veterano della Guardia Nazionale e rappresentante al Congresso di un distretto conservatore del Minnesota rurale. Un curriculum che sembra ritagliato su misura per ricucire lo strappo tra i democratici e quell’America profonda che guarda con diffidenza all’establishment di Washington.

Politiche progressiste in azione

Ma attenzione a liquidarlo come un semplice centrista. Walz si definisce orgogliosamente “progressista” e il suo operato da governatore del Minnesota lo conferma. Ha firmato leggi che garantiscono pasti gratuiti nelle scuole, tutelano il diritto all’aborto, espandono i congedi retribuiti e legalizzano la marijuana per uso ricreativo. Ha ampliato le tutele per la comunità LGBTQ+ e reso gratuito l’accesso all’università per le fasce più povere. Insomma, un’agenda decisamente di sinistra che però Walz ha saputo comunicare con un linguaggio semplice e diretto, lontano dalla retorica spesso astrusa dei liberal dei grandi centri urbani.

Sul fronte economico, Walz si è fatto promotore di politiche fiscali fortemente progressiste. Ha firmato un pacchetto da 3 miliardi di dollari che include un generoso credito d’imposta per i figli, espande i crediti per le spese scolastiche e l’assistenza all’infanzia, e taglia le tasse per i pensionati. Per finanziare questi tagli, ha introdotto una nuova tassa globale sulle multinazionali. Un approccio che ricorda da vicino la “Bidenomics“, con il suo focus sulla classe media e sui lavoratori.

In materia di lavoro, Walz ha mostrato una particolare attenzione ai diritti sindacali. Ha vietato gli accordi di non concorrenza che limitano la mobilità dei lavoratori, ha proibito ai datori di lavoro di penalizzare chi non partecipa a riunioni antisindacali, e ha di fatto aumentato il salario minimo per i dipendenti delle piccole imprese. Non a caso, l’anno scorso si è unito al picchetto del sindacato United Auto Workers durante la vertenza con le case automobilistiche.

Sulla sanità, Walz si è distinto per la difesa strenua del diritto all’aborto, codificandolo nella legge statale nel 2023. Ha anche firmato una legge che vieta ai fornitori di assistenza sanitaria di negare cure necessarie a causa di debiti non pagati e proibisce l’utilizzo dei debiti medici per influenzare il punteggio di credito. Un approccio che si allinea perfettamente con la battaglia di Kamala Harris contro i cosiddetti “junk fees” nel settore sanitario.

In tema di ambiente ed energia, Walz ha firmato una legge che impone il 100% di elettricità pulita nello stato entro il 2040, accompagnata da una riforma complessiva dei permessi energetici e da incentivi per i veicoli elettrici. Ha anche sostenuto il bando delle sostanze chimiche PFAS, note come “inquinanti eterni”. Tuttavia, ha mantenuto una posizione equilibrata sull’industria mineraria, sostenendo l’estrazione di ferro ma mostrandosi cauto su progetti più controversi come l’estrazione di rame vicino ad aree protette.

Sull’istruzione, Walz ha aumentato la spesa per l’educazione K-12 di 2,2 miliardi di dollari e ha introdotto un programma di aiuti finanziari che copre le tasse universitarie per le famiglie con reddito inferiore a 80.000 dollari annui. Un approccio che mira a rendere l’istruzione superiore accessibile a tutti, in linea con le proposte più progressiste del Partito Democratico.

In politica estera, Walz ha sempre votato a favore degli aiuti a Israele, condannando duramente gli attacchi del 7 ottobre. Tuttavia, ha anche mostrato apertura verso le critiche alla gestione del conflitto a Gaza, invitando ad ascoltare le preoccupazioni di chi chiede una riduzione del sostegno americano alle operazioni militari israeliane.

Un candidato per tutti gli americani

Il punto di forza di Walz sembra essere la sua capacità di coniugare posizioni progressiste con un linguaggio e un’immagine che possono risultare familiari anche all’elettorato più moderato e conservatore. La sua esperienza militare, la passione per la caccia e il background rurale gli conferiscono una credibilità che potrebbe rivelarsi preziosa per riconquistare quegli stati del Midwest che nel 2016 furono determinanti per la vittoria di Trump.

Certo, la scelta di Walz non è esente da critiche. I repubblicani lo dipingono già come un pericoloso estremista di sinistra, riesumando la sua gestione controversa delle proteste seguite all’omicidio di George Floyd nel 2020. D’altro canto, alcuni settori della sinistra dem lo considerano troppo moderato su temi come l’immigrazione e il controllo delle armi.

In un’America sempre più polarizzata, la sua figura di progressista pragmatico potrebbe rappresentare la sintesi necessaria per ricompattare l’elettorato democratico e al contempo erodere il consenso repubblicano nelle aree rurali. Una scommessa rischiosa, certo, ma che Kamala Harris ha deciso di giocarsi fino in fondo. “Certo sono un mostro. Bambini con la pancia piena così possono imparare e donne che prendono le loro decisioni sulla propria salute”, ha detto Walz in un confronto televisivo. Di sicuro la sua mostrificazione sarà il prossimo passo di Trump e seguaci.