Da un lato, gli Stati Uniti sono convinti che l’Iran sia ancora indeciso su modi e tempi per l’attacco annunciato a Israele; dall’altro, le dichiarazioni del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, secondo cui tutto è già deciso e “l’attesa (della ritorsione, ndr) fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica”.
Il mondo trattiene il fiato in attesa della risposta dell’Iran a Israele. E Putin chiede a Khamenei di “risparmiare i civili israeliani”
A prescindere da come stiano davvero le cose, l’unica certezza è che la rappresaglia di Teheran e dei suoi alleati per l’uccisione a Beirut, in Libano, del comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr, e di quella a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è ormai solo questione di tempo e potrebbe avvenire da un momento all’altro.
Che i giochi siano fatti lo hanno ben chiaro a Washington, con tre funzionari USA che ad Axios hanno detto molto chiaramente che l’intelligence americana prevede almeno due ondate di attacchi: una da parte del movimento sciita libanese di Hezbollah e l’altra lanciata direttamente dall’Iran. A queste, però, se ne potrebbe aggiungere un’altra sferrata dai ribelli Houthi dello Yemen insieme agli altri alleati di Teheran presenti in Siria e Iraq.
Attacchi che, per il Pentagono, potrebbero prendere di mira anche le forze statunitensi nella regione, tanto che gli esperti militari hanno già informato Joe Biden e Kamala Harris della situazione e dei continui sforzi diplomatici per allentare la tensione nella regione.
Il tempo sta scadendo
Il problema è che il tempo scorre veloce e la temuta escalation sembra di fatto già avvenuta. Malgrado la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, abbia promesso vendetta, precisando di non volere l’allargamento del conflitto, tutto lascia pensare che ciò sarà inevitabile. “Hezbollah risponderà, l’Iran risponderà, lo Yemen risponderà e il nemico attende, osserva e valuta ogni reazione”, ha ribadito Nasrallah da Beirut. Come spiegato dal leader di Hezbollah, che si è fatto beffe degli aerei israeliani che hanno sorvolato la capitale libanese, “l’Iran è stato costretto a combattere dopo l’attacco al consolato iraniano a Damasco e ora è costretto a combattere dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran”, spiegando che “l’attesa fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica”.
Ha inoltre spiegato che “l’obiettivo di questa battaglia è impedire a Israele di vincere ed evitare l’eliminazione della resistenza palestinese, così come il fallimento della causa palestinese. Siamo impegnati in una battaglia che ha una fine. Chiediamo alla resistenza a Gaza e in Cisgiordania di mostrare più pazienza e fermezza. Chiediamo ai fronti di sostegno in Libano, Iraq e Yemen di continuare a sostenere Gaza nonostante i sacrifici. Chiediamo ai paesi arabi di rendersi conto del pericolo che minaccia la regione” perché, conclude, “se Benjamin Netanyahu e l’alleanza americano-sionista vincessero contro la resistenza a Gaza e in Cisgiordania, l’entità che uccide i bambini si insedierebbe nella regione dominandola”.
Sul Medio Oriente la diplomazia è in panne
Davanti al precipitare della situazione, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, continua a parlare con le controparti in Medio Oriente nel tentativo di impedire qualsiasi azione dell’Iran, aggiungendo che “è importante che tutte le parti prendano misure nei prossimi giorni per astenersi dall’escalation e calmare le tensioni. L’escalation non è nell’interesse di nessuno”. Insomma, da Washington si continua disperatamente, ma senza grande convinzione, a cercare di fermare un intervento militare.
Più pragmatico il presidente russo, Vladimir Putin, che ha chiesto a Khamenei “di moderare la risposta iraniana all’uccisione del leader di Hamas”, sconsigliando di attaccare i civili israeliani. Parole che lo zar avrebbe fatto pervenire a Teheran proprio nel giorno in cui, secondo il New York Times, la Repubblica islamica d’Iran avrebbe chiesto sistemi avanzati di difesa aerea alla Russia, così da contrastare l’eventuale possibile risposta di Israele. Una richiesta di supporto che sarebbe stata accettata da Mosca con il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Sergei Shoigu, che in visita a Teheran avrebbe affermato che la Russia è “pronta per una piena cooperazione con l’Iran sulle questioni regionali”.