Davanti al massacro di palestinesi nella Striscia di Gaza, che va avanti da oltre nove mesi, e ai blitz portati avanti dall’aviazione israeliana in Libano, Siria e perfino in Iran, che aumentano a dismisura il rischio di un’escalation del conflitto mediorientale, il governo italiano sembra continuare a limitarsi alle chiacchiere. Questa, almeno, è la tesi del leader M5S, Giuseppe Conte, che sui social ha attaccato l’esecutivo di Giorgia Meloni: “Riteniamo questo governo italiano codardo, perché aveva la possibilità di pronunciarsi per il riconoscimento dello Stato palestinese e per il cessate il fuoco ma non l’ha fatto in sede di Assemblea delle Nazioni Unite”.
Lo stesso ha poi fatto notare i silenzi relativi alle dichiarazioni del ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich, che, ricorda Conte, “ha detto: Stiamo portando aiuti a 2 milioni di civili a Gaza perché siamo costretti a farlo, anche se sarebbe giustificato e morale non prestare questi aiuti. Abbiamo bisogno della legittimità internazionale per questa guerra”. Sul punto il leader M5S ha tuonato: “Caro ministro Smotrich e caro premier Netanyahu, è una vergogna ed è illegittimo quello che state facendo, altro che copertura e legittimità internazionale per questa guerra. Non avete l’appoggio mio, dell’intera comunità politica del M5S, e non avete neppure quello della Corte internazionale di giustizia, che ha già dichiarato che dovete sospendere questa vostra azione militare su Gaza e ha dichiarato illegale l’occupazione della terra palestinese”.
Su Gaza il governo italiano si dimostra “codardo”. Conte & Co attaccano Meloni per i silenzi sulle azioni ‘discutibili’ di Netanyahu
Sulla stessa lunghezza d’onda la deputata Pd, Laura Boldrini, secondo cui “le notizie di crescente tensione che arrivano dal Medio Oriente sono più che allarmanti: siamo in una dinamica di conflitto regionale con Israele che chiede vicinanza all’Italia. Le pulsioni guerrafondaie di Netanyahu andavano fermate prima, invece ha potuto attaccare l’Iran e il Libano, oltre che continuare a martellare la popolazione civile di Gaza”. “Netanyahu è pronto a tutto pur di mantenere il potere e la guerra permanente è la condizione che glielo consente. Quella pressione internazionale che non c’è stata finora, lasciando che si compissero gravissimi crimini di guerra, deve essere fatta adesso”.
Per la deputata M5S, Stefania Ascari, come dichiarato a La Notizia, “le parole di Smotrich sono agghiaccianti, ma non sorprendono. L’intento genocidario di Israele è sotto gli occhi di tutti. Bisogna proprio voltarsi dall’altra parte per negarlo (…) Ho visto con i miei occhi migliaia di camion di aiuti umanitari bloccati al valico di Rafah mentre la popolazione all’interno della Striscia moriva di fame oltre che sotto le bombe israeliane e per le epidemie. La comunità internazionale non può tollerare tutto ciò, cosa dice la Presidente Meloni? Cos’altro le serve per decidere di rivedere i suoi rapporti con Netanyahu? Chi vuole far morire 2 milioni di persone va fermato e condannato, non sostenuto o giustificato, altrimenti si diventa complici di tutto questo orrore”.
Duro anche il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri, che a La7 ha detto che “il governo italiano dovrebbe convocare l’ambasciatore israeliano per chiedere conto della sua politica sui civili palestinesi e smettere di vendere armi a Israele, oltre a riconoscere lo Stato palestinese come hanno fatto altri Paesi Ue”.
Tajani difende l’operato dell’esecutivo su Gaza e sulla crisi mediorientale
Ma dal governo non c’è stata alcuna presa di posizione netta né sulle azioni ‘discutibili’ di Netanyahu, né sulle parole di Smotrich. L’unico a parlare è il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che durante l’audizione presso le Commissioni Riunite Affari esteri Camera e Senato ha ribadito che “il Governo italiano, anche in qualità di Presidente del G7, si sta adoperando a tutti i livelli per scongiurare la possibilità di un conflitto su larga scala in Medio Oriente”.
A suo avviso la priorità “resta il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza e stiamo ascoltando e interloquendo con i leader dei Paesi dell’area”. Un intento nobile se non fosse che per arrivare alla fine delle ostilità, è necessario che anche il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, sia disposto a chiudere la partita. Una volontà che, almeno per il momento, il leader di Tel Aviv non sembra avere, tanto che continua a dire di voler combattere fino alla completa eradicazione di Hamas, si è detto pronto a sferrare un attacco in Libano contro Hezbollah e ha colpito un hotel a Teheran per eliminare il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che stava coordinando il team di negoziatori palestinesi.
Così, senza nemmeno una parola per condannare il blitz israeliano in Iran, si è limitato a bacchettare il Paese sciita: “Non condoniamo a Teheran le responsabilità su temi fondamentali, tra cui la violazione dei diritti umani (…), il programma nucleare e la proliferazione balistica. Ma riteniamo essenziale continuare a invitare l’Iran ad astenersi da nuove iniziative destabilizzanti”. In ultimo, deludendo le opposizioni, Tajani ha ribadito che “non vi sono le condizioni per uno Stato palestinese. Io sono favorevole ma dev’esserci un mutuo riconoscimento: creare uno Stato palestinese contro Israele significa gettare benzina sul fuoco”.