Un soffio c’era già nelle parole del presidente del Senato Ignazio Maria Benito La Russa: “vile attentato da sentenze attribuito a matrice neofascista” aveva detto in occasione dell’anniversario della strage di Bologna. Delimitare una verità storica e di coscienza collettiva a un mero risultato giudiziario è un modo sottile e furbo per sminuire.
Che la strage di Bologna del 1980 fu un vile attentato dei neofascisti è scritto nelle sentenze ma anche nel tortuoso percorso giudiziario
Che la strage di Bologna del 2 agosto del 1980 fu un vile attentato dei neofascisti che ammazzarono 85 persone e ne ferirono più di 200 è scritto nelle sentenze ma è scritto anche nel tortuoso percorso giudiziario, sempre intralciato da depistaggi di Stato (di matrice neofascista). Per questo Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, nel suo discorso durante la commemorazione ha ricordato che “le radici di quell’attentato figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo”.
Nella sentenza si legge chiaro e tondo che il condannato Paolo Bellini ha dichiarato di essere stato “infiltrato per conto di Almirante”. E il partito di Giorgia Meloni fieramente ha le radici in quell’Msi. L’atto finale dello smascheramento è l’intervista di ieri in cui Federico Mollicone, deputato di FdI e presidente della Commissione cultura alla Camera, dichiara che la sentenza sulla strage di Bologna è frutto di “un teorema politico per colpire la destra”.
Sono le stesse parole dell’ex portavoce del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Marcello De Angelis fu costretto alle dimissioni. Mollicone lo salveranno. Ma lo spirito è quello lì. Le radici sono quelle lì. Non c’è nemmeno bisogno di inchieste. Basta chiedere.