“A Washington l’Italia ha confermato il fermo sostegno all’Ucraina. Con il nono pacchetto di aiuti abbiamo puntato al rafforzamento della capacità di difesa aerea per la protezione di infrastrutture critiche civili. Abbiamo donato strumenti militari che hanno scopo di difesa, non di attacco e, di certo, non sul suolo russo.” Con queste parole ha avuto inizio l’informativa alla Camera sull’esito del vertice NATO, andato in scena nella capitale americana, da parte del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Come spiegato in Aula dal co-fondatore di Fratelli d’Italia, nel corso del summit c’è stato ampio spazio al tema degli armamenti.
“Tra i Paesi NATO, in 23 rispettano il requisito del 2% delle spese per la Difesa sul PIL. Alcuni di questi hanno detto che il 2% è l’obiettivo minimo, ormai insufficiente, e hanno auspicato un parametro superiore.” In questo scenario, “l’Italia risulta sestultima tra le nazioni dell’Alleanza Atlantica, con l’1,53% del PIL speso in armamenti. Davanti a questo dato, noi abbiamo confermato l’impegno a raggiungere il 2% in maniera graduale e sostenibile, ma difficilmente ce la faremo per il 2028. Abbiamo rappresentato le difficoltà legate al debito pubblico e ai vincoli del patto di stabilità. Comunque, noi siamo un contributore operativo di primo piano della NATO, le nostre truppe sono in prima linea su molti fronti”.
Crosetto in Aula sul vertice Nato: “Italia sestultima per spesa in armi, difficile arrivare al 2% entro il 2028”
Ma non è tutto. Intervenendo alla Camera, Crosetto ha poi ribadito, come già fatto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani nei giorni scorsi, il suo disappunto per la nomina dello spagnolo Javier Colomina a rappresentante speciale per i Paesi del fianco Sud della NATO. Una decisione con cui, secondo il titolare della Difesa, “il segretario Jens Stoltenberg ha ridotto drasticamente il potenziale di questa figura, perché il ruolo è diluito in altri incarichi già assegnati a Colomina, che è rappresentante anche per il Caucaso e l’Asia centrale,” perché “è come se io facessi pure il ministro delle Finanze.”
Sul punto, Crosetto ha poi aggiunto di “non contestare la nomina di un non italiano,” ma il fatto “che conferendo delega a uno già oberato da altri incarichi si è svuotata la figura, minando l’efficacia di quanto deciso al vertice NATO di Washington, si è voluto annacquare quel risultato.” Per questo, ha concluso il ministro, “mi auguro che con il nuovo segretario della NATO ci sarà l’opportunità di riconsiderare il ragionamento che il fianco Sud non è un tema italiano, ma riguarda l’Europa e il mondo.”
L’intervento di Crosetto non convince il Movimento 5 Stelle
Un’informativa che non ha convinto M5S. “Al vertice NATO, l’Italia si è impegnata a portare a 1,7 miliardi di dollari gli aiuti militari all’Ucraina nel 2025, dando per scontato che nessun negoziato potrà far finire la guerra prima. Una cifra che porterebbe la spesa complessiva dall’Italia per il supporto militare a Kiev dall’inizio della guerra – stando alle stime ufficiose – a oltre 5 miliardi di euro: lo stesso valore del nuovo pacchetto lavoro annunciato dalla Meloni. Alla faccia che gli italiani non avrebbero speso un euro per le armi a Kiev come disse la premier.”
A dichiararlo in Aula è stato il capogruppo M5S in Commissione Difesa Camera, Marco Pellegrini, intervenendo in Aula sull’informativa del ministro Crosetto. “Ma al di là delle stime che leggiamo sui giornali, ci piacerebbe conoscere le cifre ufficiali sul costo complessivo fin qui sostenuto per questi invii di armi, facendo un bilancio di contributi e rimborsi versati e ricevuti finora dall’European Peace Facility e conteggiando anche le spese di ripianamento scorte – penso al recente acquisto di un centinaio di nuovi missili antiaerei americani Stinger per 808 milioni o al nuovo approvvigionamento di quasi 900 missili israeliani anticarro Spike per altri 92 milioni.”
Esattamente, “ci piacerebbe avere informazioni certe sul tipo di armi contenute nell’ultimo pacchetto di invio, sapere ad esempio se ci sia, come si vocifera, un altro lotto di missili da attacco a lunga gittata Storm Shadow” perché “Signor ministro, sono passati due mesi – era il 29 maggio – da quando lei ci disse in quest’aula che stava pensando di togliere il segreto sulle informazioni sull’invio di armi italiane all’Ucraina, in linea con quanto avviene in tanti altri Paesi NATO,” ma ciò non è ancora successo.