“C’è un tema politico nel dossier sullo stato del Diritto della Ue che riguarda certamente la libertà di stampa in Italia, ma che in realtà è molto più ampio”. A lanciare l’allarme, il senatore dem Francesco Verducci, membro della Commissione di vigilanza Rai.
Senatore, come giudica la risposta della Premier Meloni alla Ue, dopo il report che punta il dito sul pericolo per la libertà di stampa in Italia?
È una risposta tecnicamente imbarazzante, perché prova a ribaltare la realtà che è sotto gli occhi di tutti. Il Dossier della UE tiene insieme molte cose, mette al centro l’allarme sul nostro Paese, bollato alla stregua dell’Ungheria. Significa che in Europa c’è un tema politico che riguarda l’Italia. A questo però si deve poi aggiungere la risposta che ha avuto Meloni: cioè un vero e proprio fallo di reazione che fa deflagrare i suoi rapporti con la presidente Von Der Leyen. La premier cerca, reagendo e attaccando, di ritagliarsi il ruolo che le è congeniale della vittima, di chi subisce l’attacco dei poteri forti dell’Ue. Ma questa narrazione non tiene. Qui è il contrario. È lei che ha occupato tutto l’occupabile. Il rapporto UE è oggettivo, circostanziato. Meloni cerca di difendersi accusando “nemici interni”, dicendo che contiene fake news, ma è una risposta assolutamente vuota e propagandistica, che segna però un punto di non ritorno nei rapporti con la Commissione UE.
Forse era indirizzata anche alla sua maggioranza…
Di sicuro, è una maggioranza che la Meloni fa sempre più fatica a tenere insieme. Lei stessa è continuamente a parare i colpi di Salvini. Detto ciò, c’è un tema gigantesco, che Meloni per quanto voglia non può nascondere: il tema dell’informazione in Italia e quindi il tema Rai.
Le cose sono divise?
Sì, c’è prima un tema informazione in generale: Meloni è la stessa che nelle ore successive all’inchiesta di FanPage ha fatto dire che Fanpage andava censurata, perché s’erano infiltrati in un’organizzazione giovanile. E ha fatto passare sette giorni prima di ammettere che c’è un problema gigantesco (di fascismo e antisemitismo) in Gioventù Nazionale. Poi è arrivato il presidente del Senato Ignazio La Russa a sostenere che Joly (aggredito da Casa Pound) avrebbe dovuto manifestarsi come giornalista. Delegittimandolo anziché difenderlo. Poi segue, 48 ore dopo, la presa di posizione del Presidente Sergio Mattarella, il quale scandisce che “ogni atto contro l’informazione, è un atto eversivo”. Se leggiamo il dossier Ue alla luce di tutti questi accadimenti, è chiaro che c’è un tema informazione in Italia. Che non può essere nascosto da polemiche politico-propagandistiche, come ha fatto ieri Meloni.
E quindi veniamo alla Rai
Qui il tema è la cannibalizzazione della Rai, con le continue intimidazioni ai giornalisti che provano a fare il loro mestiere in autonomia, come denunciato da tutti i Cdr di tutte le testate del servizio pubblico, dall’Usigrai, dallo sciopero di fine maggio, come è emerso in maniera palese dal caso Scurati, che rimane ad oggi, ché ne dicano l’ad e il dg, un caso gravissimo di censura. Senza dimenticare poi la forzatura sulla par condicio di inizio aprile, le continue ritorsioni, minacce di querela e le querele vere e proprie da parte di esponenti della maggioranza di governo nei confronti dei giornalisti. Tutto questo crea un clima molto pesante per l’informazione. Quindi è abbastanza ridicola nel merito la difesa di Meloni.
La lettera di due giorni fa conteneva molte “imprecisioni”…
Quella risposta è tecnicamente falsa. Ma va letta anche nel contesto europeo, dove il governo rischia di avere davanti a sé cinque anni di assoluta e inaudita marginalità.
Il dossier Ue parlava anche di premierato, anche se Meloni lo ha taciuto.
È il tema più ampio che Meloni cerca di nascondere: l’allarme sulla concentrazione di potere. Sta costruendo un’architettura istituzionale che svuota il Parlamento di ogni potere effettivo e lo concentra tutto nelle mani del governo, togliendo le prerogative al Presidente della Repubblica. Se uniamo lo stato dell’informazione “privata” che è penoso con quello del servizio pubblico completamente cannibalizzato dal governo, il motivo dell’allarme dell’Europa sullo stato di diritto in Italia è chiaro. Ed è qualcosa di gigantesco.
Oggi si dicono tutti molto “laici” rispetto a una possibile riforma della Rai, ma intanto si stanno scannando per le poltrone in Cda
E certo, tanto che non riescono a calendarizzare, rinviano di continuo, perché c’è una guerra senza quartiere tra FdI e Lega e poi perché la Rai è diventata un nervo scoperto: per quanto Meloni voglia cercare di nasconderlo, la Rai rischia di non farcela. Gli ascolti sono pessimi e l’azienda è moribonda: da una parte fanno un uso spietato del potere, dall’altra non sono capaci di fare televisione, quindi l’azienda sta andando malissimo.