I consiglieri regionali di centrodestra lo mormoravano sempre più preoccupati da giorni: “Qui viene giù tutto”. Oggi infatti è venuto giù tutto. Giovanni Toti non è più il presidente della Regione Liguria. La sua parabola politica si è conclusa con la letterina scritta a mano, in stampatello, con la quale ha comunicato le sue dimissioni irrevocabili consegnata in mattinata dal fedele assessore Giacomo Giampedrone all’ufficio protocollo della regione in piazza De Ferrari a Genova.
Le accuse per Giovanni Toti
Toti l’ha scritta dalla casa in cui è rinchiuso, agli arresti domiciliari, dal 7 maggio scorso. Da quando, cioè la Procura di Genova lo ha arrestato, perché accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Per i pubblici ministeri, il governatore avrebbe ricevuto finanziamenti dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli per agevolare le pratiche di loro interesse: dalla proroga trentennale della concessione per il terminal Rinfuse alla spiaggia libera di Punta Dell’Olmo fino all’assegnazione degli spazi nel porto “ex Carbonile Itar e Carbonile Levante” e il tombamento di Calata Concenter.
Insieme a quello che all’epoca era il suo capo di Gabinetto e braccio destro Matteo Cozzani, si sarebbe fatto pagare una serie di spot elettorali per le elezioni amministrative del 2022 e le politiche dello stesso anno da Esselunga, grazie all’interessamento del consigliere di amministrazione Francesco Moncada. In cambio sarebbero state sbloccate le pratiche relative alla apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona.
Liguria paralizzata e timore per il giudizio immediato
Per quasi 80 giorni Toti si è rifiutato di cedere, paralizzando l’attività della Regione e ingaggiando, tramite il suo avvocato Stefano Savi, un duello con Procura, Gip e Tribunale del Riesame. Proprio l’ultima decisione, quella del Riesame e la seconda imputazione (finanziamento illecito) lo hanno fatto cedere. In realtà, la scelta delle dimissioni non è arrivata per un sussulto di dignità, ma per una precisa scelta difensiva: evitare il giudizio immediato che la Procura si appresta a chiedere. Una forma particolare che prevede che l’indagato sia sottoposto ancora a misura cautelare, saltando l’udienza preliminare. Da qui la partita a scacchi dei suoi legali con i magistrati.
I prossimi passi dell’inchiesta
La prossima settimana sarà cruciale. Lunedì il legale di Toti presenterà una istanza di revoca degli arresti domiciliari. A quel punto i pm Federico Manotti e Luca Monteverde dovranno mandare un parere sulla richiesta entro due giorni. La decisione dunque potrebbe arrivare già tra mercoledì e giovedì. La scarcerazione farà decadere automaticamente il ricorso in Cassazione che la difesa aveva presentato contro il rigetto del Riesame della richiesta di revoca (per l’accusa di corruzione). Lo stesso lunedì la Procura dovrebbe decidere se chiedere l’immediato per l’ex governatore, per Aldo Spinelli e per l’ex presidente dell’Autorità portuale Signorini.
Parla l’avvocato di Toti, Savi
“A noi – spiega Savi – l’immediato va benissimo. Non vogliamo farlo in costanza di misura cautelare. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola”. La difesa non presenterà il ricorso invece sulla seconda misura, quella per finanziamento illecito.
“A noi interessa che si faccia il processo – continua Savi – ma ha bisogno di essere implementato. Le intercettazioni vanno contestualizzate, la vicenda del porto va contestualizzata con tutti gli interessi della comunità che c’è intorno. La spinta non era solo nei confronti di Spinelli e non è vero che non ha avuto contatti anche con Aponte”.
Il lascito politico dell’ex presidente: “Lascio una Regione in ordine”
Ma torniamo al “lascito” politico di nove anni di governo. Il suo “testamento” Toti l’ha affidato sempre all’avvocato Savi. In una seconda missiva traccia un bilancio di questi anni: “Lascio una Regione in ordine – scrive – orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza”.
“Agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni – continua Toti nella lettera – decidere se andare avanti su questa strada”. E aggiunge una postilla diretta “al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del Paese” affinché si faccia “tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”.
Nuove elezioni entro 90 giorni
E ora che succede? Entro 90 giorni saranno convocate le elezioni, “probabilmente a fine ottobre”, ha detto il presidente ad interim Alessandro Piana, “salvo ovviamente il governo non risponda in altra maniera – ha aggiunto – potrebbe essere insieme a Umbria e Emilia Romagna ma non spetta a noi deciderlo”.
In regione il centrodestra è allo sbando e continua a gridare al sovvertimento della volontà popolare: “In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”, ha detto il Carroccio.
“Rispetto la decisione di Toti certamente sofferta. Non posso però non rilevare che la pressione della Magistratura è stata veramente enorme su questa vicenda. Non è il momento di aggiungere considerazioni che, però, faremo nelle sedi competenti. Ora è il momento di preparare le elezioni e di vincere con un centrodestra unito”, dice Maurizio Gasparri.
Sansa: “Abbiamo sconfitto il ‘totismo’…”
Il centrosinistra (Carlo Calenda escluso) esulta. “Si chiude l’era Toti. Quando siamo entrati in consiglio regionale con la nostra lista avevamo l’obiettivo di fare in modo che finisse il “totismo” e oggi sento che abbiamo vinto perché è finito un modo di fare una politica dove gli interessi di chi finanzia vengono prima dei cittadini”, ha dichiarato Ferruccio Sansa, il grande avversario di Toti, che per anni ha denunciato il sistema di malaffare ligure.
“La nostra non era una battaglia contro Toti ma per fare in modo che prevalesse la politica migliore – ha aggiunto – che prevalessero le imprese che facevano le offerte migliori, che si spendesse meglio il denaro pubblico a vantaggio di imprenditori e cittadini”.
Per Sansa le prossime elezioni dovranno dare un segnale importante: “Secondo me serve un campo di forze che vogliono il cambiamento – sottolinea – e mi auguro che anche la destra voglia fare una proposta politica completamente diversa, governare la Liguria e non comandarla e creare un centro di potere, come aveva fatto per certi aspetti prima il centro sinistra e come ha fatto Toti. Cerchiamo di governare la Liguria, con una proposta politica che cambi completamente pagina”. E intanto però si brinda alla fine del “totismo”.