Dopo ventinove mesi, in Ucraina si continua a combattere e la pace appare ancora lontana. Così, mentre Vladimir Putin stringe ulteriormente la sua alleanza con Kim Jong-un, garantendosi una fornitura di 5,2 milioni di proiettili d’artiglieria e decine di missili balistici a corto raggio comprati da Pyongyang, le speranze di una risoluzione del conflitto sono tutte nelle mani di Volodymyr Zelensky.
Il Presidente dell’Ucraina, temendo l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump e il conseguente disimpegno dal teatro bellico, continua a mandare segnali allo zar per sedersi al tavolo delle trattative. Questa volta l’apertura è arrivata dal ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, che durante l’incontro con l’omologo cinese Wang Yi, ha detto che l’Ucraina “è pronta per i colloqui con la Russia, sempre se Mosca è pronta a negoziare in buona fede” un accordo “razionale e mirato a raggiungere una pace giusta e duratura”.
Parole a cui ha risposto negativamente la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, affermando che “nessuno ha fiducia in Zelensky”, aggiungendo che in queste aperture “non c’è nulla di nuovo ma il solito tentativo del regime di Kiev e dei suoi patroni occidentali di rimediare al fallimento del cosiddetto vertice di pace”.
Il giallo dell’attentato a Mosca
Una giornata convulsa in cui c’è stato anche un attentato a Mosca, con un ordigno che “è esploso in un’auto in un parcheggio nel nord della capitale” causando il ferimento di due persone, tra cui, secondo quanto riferiscono i media, un importante generale. In un primo momento era emerso che le vittime della bomba fossero Andrei Torgashov, vice capo dell’89esimo centro di comunicazioni satellitari delle forze armate russe, e la moglie, ma poi lo stesso ha smentito tutto “parlando di un falso completo” visto che “questa esplosione non ha nulla a che fare con me”.
Insomma al momento non è chiaro chi sia rimasto ferito nell’attentato e sulla vicenda, il Cremlino sembra deciso a mantenere il massimo riserbo.
La guerra in Ucraina rischia di coinvolgere la Nato, l’allarme del Regno Unito
In tutto questo, la guerra continua e il rischio di escalation è più alto che mai. A dirlo è il generale del Regno Unito, Roly Walker, da gennaio capo di stato maggiore della difesa britannica, secondo cui il Paese deve essere “pronto” entro tre anni a un’ipotetica guerra con la Russia. Questa, spiega, “non è inevitabile” ma neppure da escludere, e potenzialmente estesa a un presunto “asse dello sconvolgimento” globale che, secondo lui, oltre a Mosca, coinvolgerebbe anche la Cina, l’Iran e la Corea del Nord.