Per i sondaggi il 60% degli italiani era contrario alla rielezione di Ursula von der Leyen e solo il 40 favorevole. Ma è stata rieletta. Allora che abbiamo votato a fare?
Edo Salina
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Gentile lettore, come disse Mark Twain, “Se votare servisse a qualcosa, non ce lo farebbero fare”. A parte i paradossi (ma non tanto), penso che lo sfavore popolare verso la von der Leyen sia grande in tutti i Paesi dell’Ue. Il suo discorso programmatico, poi, è stato vergognoso: non una parola su povertà e sofferenze sociali, ipocrita su migrazioni e green, sfuggente su Gaza e bellicista sull’Ucraina. Il rito di palazzo che ha portato alla rielezione è la prova che l’Ue non è una democrazia ma la mascheratura di un sistema illiberale affidato a tecnocrati e modellato sugli interessi della grande finanza. Quanto agli italiani, la scena è questa. Hanno votato a favore di Ursula le destre moderate, cioè Pd, Forza Italia e Verdi (ovvero la metà non-sinistra di Alleanza Verdi e Sinistra). La destra spinta, ovvero FdI, voleva votare a favore e Meloni ha trattato fino all’ultimo, ma è stata presa a pesci in faccia: Macron, Sholz e Verdi hanno imposto a Ursula di non fare patti con FdI. L’elettorato di Meloni è anti-Ursula, ma a Giorgia non importa un fico secco: si crede furba e invece, come dice il mio amico e collega Salvatore Occhiuto, “non essendo abile quanto Andreotti o Erdogan, il gioco dei due tavoli non le è riuscito”. La destra sovranista, cioè la Lega, insieme a tutto il gruppo composto da Orbàn, Le Pen e Afd tedesca, ha con coerenza votato contro. Idem, con altrettanta coerenza, il M5S e la sinistra di Avs.