Manca poco alla pausa estiva e ci sono sette decreti da convertire. Il governo è impantanato. E per uscirne non è escluso il ricorso, per l’ennesima volta, a voti di fiducia. Emiliano Fenu, capogruppo M5S in Commissione Finanze della Camera, che ne pensa?
“Il vero dramma è che il Governo predispone decreti dannosi e inconcludenti. Gliela dico tutta, anche provocatoriamente: magari ci fossero 7 fiducie su altrettanti provvedimenti in grado di innescare una svolta in un quadro macroeconomico in costante deterioramento. Qui abbiamo solo decreti pericolosi e per giunta blindati”.
Il governo è alle prese da una parte con i continui litigi interni ai partiti della maggioranza e dall’altra con la difficile trattativa in Europa per riuscire a strappare una delega di peso.
“Il voto di FdI all’Europarlamento per la nomina della nuova Commissione rappresenta un fallimento totale del Governo, che fa letteralmente a pezzetti ogni retorica patriottica e sovranista. Abbiamo un Centrodestra spaccato, con pezzi che hanno votato sì alla von der Leyen e pezzi che hanno votato no. Una maggioranza quindi allo sbando, già solo per questo motivo non in condizione di incidere ai tavoli europei. FdI ha votato ipocritamente no alla von der Leyen, dalla quale però in precedenza ha accettato di tutto, a partire da uno scellerato Patto di stabilità da 13-14 miliardi di tagli l’anno, che porta le nitide impronte digitali di Meloni e Giorgetti. Il ‘no’ vale quindi come una patetica messa in scena, per provare disperatamente a salvare la faccia. Aggiungiamoci che la Meloni ha provato fino alla fine a inciuciare con von der Leyen, non trovando nemmeno il coraggio di dire cosa avrebbe votato”.
Ieri in Consiglio dei ministri sarebbe dovuto arrivare il ddl sulla Concorrenza. Ma sulle concessioni balneari nulla.
“Ormai da due anni il Governo è in trincea nella difesa corporativa degli attuali titolari di concessioni demaniali. Tutto ciò nonostante sull’Italia penda la spada di Damocle di una procedura d’infrazione Ue, e in barba al fatto che il Consiglio di Stato abbia dichiarato illegittime quelle concessioni. Meloni e soci hanno scelto di non decidere, scaraventando nel far west il settore balneare tra mappature fasulle, investimenti fermi, storture burocratiche e semplici cittadini che ora occupano spazi senza voler pagare. Bisogna tornare al Ddl Concorrenza del 2022, che peraltro Lega e Forza Italia votarono, e aprire una nuova stagione di gare pubbliche, con tutele per gli imprenditori virtuosi, per i lavoratori e infine anche per lo Stato. Senza una norma sui balneari questa legge è una presa in giro”.
Oggi il governo illustrerà alle parti sociali il decreto attuativo sulla patente a punti. È questo lo strumento giusto per fermare la mattanza sui luoghi di lavoro?
“Può esserlo, ma non nel modo in cui l’ha pensata il Governo, che l’ha circoscritta al solo settore edile. In più, le anticipazioni del decreto attuativo della misura, predisposto dal ministero del Lavoro, sono allarmanti: le imprese possono arrivare fino a 100 crediti, il che significa rendere la patente inefficace. Speriamo che il buonsenso porti la ministra Calderone a tornare sui suoi passi. Noi le nostre proposte le abbiamo avanzate da tempo: più ispettori e quindi più controlli, introduzione del reato di omicidio sul lavoro, istituzione di una Procura nazionale del lavoro ed estensione del Durc di congruità anche al settore agricolo”.
Dei 113 miliardi e mezzo di euro ricevuti a oggi del Pnrr, ne abbiamo speso poco più di 51. Ovvero meno della metà.
“Purtroppo, come era facilmente prevedibile e come era già visibile dalle Relazioni della Corte dei Conti e del Governo stesso, la messa a terra del Pnrr è del tutto fallimentare. L’Esecutivo festeggia l’incasso delle rate e il raggiungimento degli obiettivi, ma sotto questa superficie non c’è nulla. Così come a nessun risultato ha portato l’incredibile accentramento di potere preteso dal ministro Fitto. Il che rende ancor più urgente un chiarimento sulla sua posizione, visto che il ministro meloniano è seduto su una montagna di soldi grazie a deleghe esclusive su Pnrr, Fondo di coesione, Fondi strutturali e Zes unica al Sud, senza adeguati contrappesi. Non possiamo permetterci il più lontano sospetto che la gestione di questi soldi prenda la cinica via del consenso e non dell’interesse nazionale. Per questo il M5S ha proposto l’istituzione di una Commissione di vigilanza sul Pnrr”.