Sanità, l’Italia è il fanalino di coda dell’UE per numero di infermieri
Solo poco più di un terzo dei paesi (37%), secondo il report delle Nazioni Unite, ha segnalato concrete misure in atto per prevenire la violenza contro gli operatori sanitari. Solo 82 paesi su 115 (71%) hanno riferito di avere una posizione di leadership infermieristica nazionale con la responsabilità di fornire solidi contributi alla crescita della professione. E in Italia? Il profilo dell’Italia dello State of the World’s Nursing parlava di 332.182 infermieri professionali nel 2017, il 47% di tutta la forza lavoro sanitaria, per un totale di una media di 12.117 nuovi laureati l’anno.
In Italia, oggi, rispetto ad allora, nel 2024, secondo i dati comunicati dal Ministero della Salute e dal conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, sono attivi 398.000 infermieri così composti: 279.837 sono dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale a tempo indeterminato, a cui si aggiungono tra gli infermieri il 90% circa dei 638 dirigenti delle professioni sanitarie, per un totale di 280.411 unità dipendenti; 21.746 sono a tempo determinato. Gli altri operano come dipendenti di strutture private e private accreditate o in altri enti (compresi gli infermieri militari).
Gli infermieri liberi professionisti, titolari di partita IVA, sono 21.003. In parole povere, in 7 anni abbiamo fatto registrare un aumento di poco più di 60mila infermieri, non si può certo definire un grande passo in avanti! I laureati, udite udite, sono tragicamente calati, arrivando a una media oggi di 11.436, rispetto ai 12.117 del 2017.
Il rapporto Oasi di CERGAS-Bocconi sulla sanità
Dati più dettagliati, e altrettanto poco confortanti, provengono dal Rapporto OASI di CERGAS-Bocconi, basato sui dati OCSE. Nel 2017 in Italia si contavano 5,6 infermieri per 1.000 abitanti, mentre ora siamo a una media di 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti. Pur essendo cresciuto il numero di infermieri, quella degli altri Paesi europei è aumentata molto di più attestandosi all’8,8. Secondo il report, il gap con le altre nazioni, in fatto di numero di infermieri, con i nostri organici sempre e costantemente ridotti all’osso, è quindi aumentato, superando i due punti di media di differenza. “Tra le 10 proposte delle Nazioni Unite ce ne sono in particolare due che mi preme sottolineare, più delle altre, come improrogabili per il benessere della collettività, obiettivo a cui tutti dobbiamo puntare”, dice ancora De Palma.
“Potenziare economicamente e contrattualmente il ruolo dell’infermiere nelle strutture di leadership e di governance sanitaria, anche con appositi programmi di istruzione: l’infermiere non può più essere soltanto un operatore, non lo è di fatto come titolo di studio e percorsi successivi di specializzazione di cui è sempre più protagonista, non lo è come competenze, non lo è come qualità umane, non lo è come elevate responsabilità a cui è capace di adempiere giorno dopo giorno”.