Che sia l’ennesima provocazione di Matteo Renzi o il disperato tentativo di riemergere del leader di Italia viva, dopo la batosta rimediata alle Europee, lo capiremo solo col tempo. Fatto sta che la sterzata a sinistra dell’ex premier non scalda i cuori giallorossi. Non certamente quelli dei Cinque Stelle. Ma andiamo con ordine.
“Il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Ma anche noi abbiamo un obbligo, allora – spiega Renzi in un’intervista al Corriere della Sera – non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle”. E ancora: un’alleanza con Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S) e gli altri “non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni”.
Nella sua Enews spiega, poi, di non vedere spazi per un Terzo polo “anche alla luce delle inspiegabili divisioni, figlie di risentimenti e prive di elementi politici”.
Sulla proposta di Renzi l’ironia di Calenda e il gelo di Conte
Prende le distanze immediatamente il suo ex compagno di viaggio. “Renzi è una persona intelligente e abile, ma se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti, lo fa”, commenta il leader di Azione, Carlo Calenda.
Gelo dai Cinque Stelle. “Negli ultimi anni Matteo Renzi si è vantato sempre di aver mandato a casa il governo Conte in piena pandemia. Diceva che l’unica cosa di buono che ha fatto è stata questa. E oggi che fa? Dice che Conte è interlocutore privilegiato? Per noi del M5S la politica è una cosa seria”, dice il leader del Movimento, Conte.
Più “aperturista” il Pd. “Schlein non ha posto mai veti su nessuno e non è disposta a subirne. E questa è la posizione del Partito democratico, non ci saranno veti per nessuno e nessuno può porne” ha dichiarato il capogruppo dei dem al Senato, Francesco Boccia.
“L’unità? Bene, ora va praticata, bisogna vederlo nelle regioni – ha aggiunto Boccia -. Andremo al voto in Emilia-Romagna, Umbria e speriamo in Liguria presto: le forze politiche che si rivedono nel progetto unitario dei progressisti devono essere conseguenti”.
Frenano anche i Verdi: prima il programma
Angelo Bonelli ne fa una questione di programmi. “Non è una questione di veti, che vengono messi e che cadono come ha detto Renzi, ma di costruire – – dice a La Notizia il leader dei Verdi – una proposta programmatica per il Paese che non riproponga gli errori fatti dal centrosinistra nel passato. Io penso che l’elemento prioritario su cui costruire l’alleanza alternativa alla destra passi attraverso il programma e quindi: lotta alla precarietà, salario minimo, politica energetica legata alla transizione verde e un impegno verso le infrastrutture socialmente utili e che possa archiviare il Ponte sullo stretto. Un’alleanza che riconosca lo stato di Palestina”.
“Il tema legato ai nomi di chi entra nel futuro centrosinistra – conclude – non appassiona e non è utile, perché dobbiamo dire al Paese quale è il nostro programma perché, ripeto, il centrosinistra ha commesso errori sennò oggi non saremmo all’opposizione”.
Vale la pena ricordare che di recente l’abolizione dell’abuso d’ufficio è passata anche con i voti di Azione e Italia viva e che sul salario minino Renzi si è sfilato dal fronte unito delle opposizioni che ne chiedono l’introduzione.
La proposta Renzi divide anche il suo partito
La proposta dell’ex premier divide anche Iv. Luigi Marattin critica il leader del suo partito perché non saranno gli iscritti a scegliere, ma l’assemblea nazionale “i cui membri sono tutti nominati da Matteo”, scrive Marattin sui social.
“L’Assemblea nazionale di Italia Viva è già convocata per il 28 settembre. In quella sede si voterà sulla proposta di Renzi e io non ho dubbi che sarà ampiamente approvata”, taglia corto Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito.