Il turismo estivo, uno dei settori più vitali dell’economia italiana, è sotto attacco a causa del cambiamento climatico. La crisi climatica, con le sue temperature estreme, la scarsità d’acqua e gli eventi meteorologici violenti, sta minacciando seriamente la sostenibilità di questo settore. Per questo, Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, presentando il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, non usa mezzi termini nel dire che “Piaccia o meno, gli eventi dimostrano che ormai anche il futuro del turismo estivo è a rischio”.
“Dall’iberica Catalogna, dove gli abitanti hanno già attuato azioni dimostrative e manifestazioni, alla Sicilia, passando per la Grecia e la Turchia, l’evidenza del cambiamento climatico è innegabile e i suoi effetti devastanti rischiano di mettere in ginocchio intere regioni”.
Il cambiamento climatico avanza e mette in ginocchio il turismo estivo
Le temperature del Mediterraneo stanno raggiungendo livelli allarmanti, con l’acqua che ha toccato i 30 gradi, ben 3 gradi sopra la media, e ora “eguaglia quella del mar dei Caraibi con evidenti conseguenze sugli ecosistemi marini e sul clima di Europa, del Medio Oriente e del Nord Africa”. Quella che dovrebbe essere un’anomala temperatura del mar Mediterraneo, ma che ormai è diventata la nuova normalità, “ha riflessi diretti anche sull’economia del Sud del Vecchio Continente e del Maghreb, dove un asset fondamentale come il turismo sta risentendo dell’estremizzazione meteorologica tra ondate di calore, fenomeni violenti e mancanza d’acqua”.
Come si legge nel rapporto: “In Grecia, dove il fabbisogno idrico arriva d’estate ad aumentare di 100 volte, manca l’acqua sulle isole dello Ionio, del Dodecaneso e sulle Cicladi, dove lo sviluppo del turismo di massa ha messo in crisi le infrastrutture idrauliche dopo aver relegato l’agricoltura a piccoli orti familiari cancellando, in molti casi, antichissime produzioni vitivinicole. Nell’Attica è piovuto meno della metà del consueto e le ondate di calore, con temperature superiori ai 40 gradi, si susseguono da oltre un mese con grave perdita di produzioni orticole, nonché di grano (-7,5% sulla media decennale)”.
Non va meglio altrove visto che “in Turchia, a Istanbul, i serbatoi che forniscono acqua a 15 milioni e mezzo di abitanti trattengono meno del 29% della risorsa; la Tunisia, dopo 6 anni di siccità estrema, è diventata il quinto Paese più vulnerabile alla scarsità idrica nel mondo; e in Marocco la siccità è la causa principale del più alto aumento mai registrato nel tasso di disoccupazione: +0,8%; ovviamente tra i settori più penalizzati c’è l’agricoltura (-206mila posti di lavoro) seguita dal terziario (-63mila posti)”. Sfortunatamente, la situazione è critica anche nell’Italia Meridionale, a cominciare dalla Sicilia, sfiancata dalla mancanza di pioggia e dal caldo torrido, assistendo impotente al prosciugamento delle residue riserve idriche che, a meno di un’inversione drastica della tendenza meteorologica, non saranno sufficienti nemmeno a soddisfare i bisogni primari della popolazione locale”.
La situazione nelle Regioni
“Nell’assetata isola, dove si cercano affannosamente nuove fonti di approvvigionamento idrico, scatterà nei prossimi giorni un piano di razionamento dell’acqua persino a Palermo, capoluogo della regione”, spiega Vincenzi. Del resto “gli invasi, in soli 24 giorni e nonostante restrizioni all’uso per centinaia di migliaia di abitanti, sono calati di ben 21 milioni di metri cubi d’acqua” e “sei bacini su 29 sono a secco (nel serbatoio di Fanaco, la cui capacità è di ben 110 milioni di metri cubi, non c’è più acqua disponibile), altri 6 hanno meno di un milione di metri cubi d’acqua utilizzabile, in 4 la disponibilità è inferiore ai 2 milioni di metri cubi”. In Puglia, “nella sola Capitanata, ogni settimana le riserve idriche calano di oltre 2 milioni di metri cubi d’acqua tra quella utilizzata e quella evaporata; ne restano meno di 111 milioni, mentre lo scorso anno ve ne erano quasi 280 milioni”.
Male anche “gli invasi della Basilicata che trattengono attualmente 250 milioni di metri cubi d’acqua: in una settimana i volumi hanno subito una contrazione di 12 milioni; lo scorso anno c’era l’83% di acqua in più”. Stessa storia anche in Calabria dove “la diga del Menta trattiene meno del 47% dell’acqua invasabile”. Disagi anche in Abruzzo, dove a causa della siccità si registrano turnazioni nell’erogazione dell’acqua agricola. Molto preoccupante è la condizione di molti laghi dell’Italia centrale e anche del principale bacino fluviale dell’Appennino Centrale, con il lago di Bracciano nel Lazio che risulta l’emblema di quanto sta accadendo, visto che “si è abbassato di 21 centimetri in un anno”.
A Roma, “il fiume Tevere ha una portata quasi dimezzata (mc/s 76,70) rispetto al consueto; alla foce, i livelli idrometrici particolarmente bassi agevolano l’intrusione salina, che oggi risale per 10 chilometri dallo sbocco a mare con il rischio di compromettere l’utilizzo irriguo dell’acqua; in calo sono anche le portate di Aniene e Velino”. Al Nord, la situazione è paradossalmente opposta. Il surplus idrico dovuto ai nubifragi sta causando danni ai raccolti, con il Po che registra portate del 96% superiori alla media. I laghi settentrionali devono gestire un eccesso d’acqua per prevenire ulteriori alluvioni, mentre in Valle d’Aosta e Piemonte le portate dei fiumi sono sopra la media.
Il Green Deal europeo per mitigare il cambiamento climatico
Di fronte a questa emergenza, l’Unione Europea propone il Green Deal come soluzione per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Il piano include misure per l’adattamento agricolo ai cambiamenti climatici, la promozione della cooperazione regionale nel Mediterraneo e un fondo europeo per la competitività e l’innovazione. Un progetto che piace al presidente di ANBI, Vincenzi, che ha spiegato: “Della visione europea presentata dalla riconfermata Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ci piace sottolineare tre punti su cui siamo già concretamente impegnati: un piano per l’agricoltura volto ad affrontare la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici, una concreta attenzione al Mediterraneo per promuovere stabilità e cooperazione regionali, un fondo europeo per la competitività e l’innovazione”.
“Ora si tratta di vedere quali saranno i prossimi passi, iniziando dalla nomina dei Commissari. All’Unione Europea chiediamo di modulare i provvedimenti sulle attuali realtà territoriali, a cominciare dal Green Deal, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale; altrimenti obiettivi seppur condivisi rischiano di creare sconquassi invece di benefici”, conclude Vincenzi.