La notizia è stata data martedì in tarda serata dal giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura: il Viminale abbandona il ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione sui provvedimenti di mancata convalida del Decreto Cutro da parte del Tribunale di Catania.
Il 30 settembre dell’anno scorso, la giudice Iolanda Apostolico aveva ordinato il rilascio di quattro migranti detenuti nel CPR di Pozzallo, affermando che le regole stabilite dal governo nel cosiddetto Decreto Cutro erano illegittime e in aperto contrasto con la normativa europea. Undici giorni dopo, Apostolico decise il rilascio di altri quattro migranti tunisini. L’8 ottobre, il giudice Rosario Cupri non convalidò il trattenimento di sei migranti nel centro di Pozzallo.
La giudice Apostolico e il decreto Cutro: le prime contestazioni
La questione giudiziaria entrò prepotentemente nel dibattito politico. In quei giorni, il ministro Matteo Salvini pubblicò un video in cui Apostolico partecipava a una manifestazione per i diritti dei migranti. Per il leader della Lega, quella era la prova della cattiva fede della giudice. L’Anm parlò di “dossieraggio” e “intrusione nella vita privata”. Il processo si concluse con un’archiviazione, poiché il fatto non costituiva reato, non trattandosi di immagini prelevate da archivi delle forze dell’ordine.
L’Ispettorato del Ministero della Giustizia esaminò i video su segnalazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e decise di non aprire nessun procedimento disciplinare nei confronti della giudice, poiché non si riscontrava “alcuna espressione visiva o gestuale interpretabile come manifestazione di adesione o di dissenso alla contestazione in atto”.
Il governo evita la doppia pronuncia: la decisione di fermare il ricorso
Sul tavolo rimaneva il ricorso in Cassazione e la conseguente scelta delle Sezioni Unite Civili di rinvio pregiudiziale, poiché la cauzione di 5.000 euro prevista dal Decreto Cutro per evitare i Cpr “attiene a una questione sul sistema europeo comune di asilo, il quale costituisce uno degli elementi fondamentali dell’obiettivo dell’Unione europea”.
A questo punto, l’Avvocatura Generale dello Stato ha deciso di fermarsi. “Il governo tenta così di evitare una doppia pronuncia: quella della Cassazione, alla cui Corte il governo si è rivolto tramite impugnativa avversa al Tribunale di Catania, e quella della Corte di Giustizia, alla cui giurisdizione avevano fatto ricorso proprio le Sezioni Unite della Suprema Corte italiana”, spiega Scandura.
La Corte di Giustizia Ue, oltre alla proporzionalità della cauzione prevista dal Decreto Cutro, rischierebbe infatti di pronunciarsi anche su altri aspetti del decreto in contraddizione con il diritto europeo.
Ma gli avvocati dei migranti al centro della mancata convalida dei provvedimenti di trattenimento e di rimpatrio accelerato non ci stanno e starebbero preparando in queste ore un ‘ricorso incidentale’ alle Sezioni Unite, chiedendo che la Cassazione non abbandoni del tutto la discussione e si pronunci anche sulle altre questioni poste nei provvedimenti del Tribunale di Catania.
All’esame della Corte Ue potrebbe finire il criterio dei cosiddetti “paesi di origine sicuri” che il governo ha recentemente allargato a Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka. Un’eventuale pronuncia della Corte Ue e della Cassazione potrebbe avere anche effetti dirompenti sul protocollo firmato dal governo italiano con l’Albania.
Il Viminale, dopo aver rilasciato dichiarazioni incaute e tonanti contro i giudici di Catania, ora fa retromarcia. Il rischio è che “il caso Apostolico” sia il granello di sabbia che inceppa meccanismi molto più grandi che sono le architravi della propaganda di governo.