“Come la grandine” scrive l’ex parlamentare Emanuele Fiano, promotore nella scorsa legislatura di un disegno di legge per inasprire la legge Mancino contro il ritorno del nazifascismo e contro i suoi simboli e le sue rappresentazioni. Sul suo profilo Facebook Fiano elenca una spaventosa sequenza: a Mortirolo-Monno (BS) la ventinovesima cerimonia dell’associazione combattenti e reduci delle Waffen SS italiane, i camerati della Comunità dei Dodici Raggi che organizzano “una bella cenetta con tanto di locandina pubblicitaria di cena di Hitler con dei bravi camerati delle SS” e Pavia, sabato 13 luglio alle 18.30, la conferenza a tema “Joseph Goebbels e la battaglia di Berlino” organizzata dall’associazione culturale “L’Incudine”, introdotta da Ettore Sanzanni, segretario provinciale di Lodi della Rete dei Patrioti, nata da una scissione di Forza Nuova. “Ha una svastica tatuata sul braccio. Pluri fotografata”, scrive l’ex deputato del Pd.
Fiano, che sensazione la assale vedendo tutto questo?
La mia sensazione è che ormai la soglia di attenzione si è molto abbassata perché c’è un’operazione culturale che la destra di Meloni non nasconde. Una finta operazione gramsciana che grazie ai livelli di occupazione dell’emittente pubblica e anche dei quotidiani di una cultura di destra ha ormai un sacco di voci che parlano e che orientano. Quindi il livello di attenzione culturale ancora prima che politico si è abbassato in maniera abnorme.
Una questione culturale prima che politica?
Questo influenza sia l’atteggiamento culturale ma anche il riflesso che c’è nelle questioni penalistiche. Ormai è passato sotto silenzio che coloro che hanno compiuto una violenta azione squadrista contro la sede della Cgil hanno avuto pene molto risibili. Così come la comunità dei 12 raggi che è un movimento neonazista di cui c’erano intercettazioni orribili e pur essendo sotto processo nella zona di Varese si riunisce, promuove manifestazioni; così come si può fare un convegno su Goebbels come se fosse un eroe di guerra; così come movimenti neonazisti con personaggi con curriculum pazzesco agiscono indisturbati. Si è totalmente abbassato il livello di attenzione, di interesse e di percezione dei simboli e della cultura.
Può essere che la soglia di attenzione si sia abbassata anche per colpa di qualcuno che sta all’opposizione? Si sente dire che “l’antifascismo è roba passata”, non solo da voci di destra…
Il mio partito (il Partito democratico) direi che ha mantenuto gli impegni. La legge che avevo scritto con Andrea De Mari, Walter Verini e Anpi per modificare la legge Mancino è stata ripresentata ed è in commissione. Bisogna insistere. Lo scenario politico tra l’altro è riempito anche da altre urgenze, come la riforma della Costituzione, che io considero un grave pericolo. Quindi i partiti di centrosinistra Avs, Pd e 5s, e i due partiti di centro sono impegnati molto in quella battaglia. Bisognerebbe cercare di non mollare. La stessa Anpi, i sindacati son concentrati sul prossimo referendum. Ma non bisogna mollare la presa perché si rischia sennò che questi temi facciano proseliti, visto che abbiamo un governo che non pone sicuramente l’attenzione che abbiamo noi. Senza dimenticarci che c’è un anello di congiunzione tra ciò che accade e l’inchiesta di Fanpage perché nei giovani istituzionalizzati della destra italiana, nel movimento giovanile del partito della presidente Meloni, sono soliti rifarsi a simboli di Hitler e Mussolini, addirittura all’umiliazione della senatrice Ester Mieli. Per me questa è la cosa più pericolosa. L’estremismo è ridotto nei numeri ma la cultura che veicolavano solo in circoli molto ristretti ora ha una sua traduzione perché è penetrata almeno nei giovani del partito di governo. Oddio, pensandoci bene c’è anche la seconda carica dello Stato con a casa il busto di Mussolini. Penso che la non conoscenza e la mistificazione di quel periodo produca un deficit anche nelle riforme che contengono dei rischi che non si possono comprendere se non si conosce bene quella storia.
Come può essere che quelle fazioni, quelle destre con aliti di fascismo, siano diventate i guardiani dell’antisemitismo e siano addirittura ritenute credibili in quel ruolo?
Intanto bisogna vedere se è vero. Io penso che sia vero che la stragrande maggioranza degli elettori di centrodestra non sia antisemita. La destra italiana, in particolare Meloni, si è molto occidentalizzata. Meloni sta facendo questo sforzo da anni, si è accreditata con Usa e Gb, e infatti in Europa l’estrema destra si è staccata da lei. Nell’occidentalizzazione c’è sicuramente la percezione di sentirsi appartenere a un mondo che ha nelle proprie radici anche l’essenza ebraica, quelle che chiamavano radici giudaico cristiane dell’Europa. Meloni viene dopo un percorso importante iniziato da Fini di completa critica della parte antisemita del fascismo. Arriva dopo quel passaggio.
Ed è un percorso credibile?
Mi pare che questo percorso culturale non abbia concluso il suo ciclo. Ancora oggi se tu parli a molti di loro la condanna delle leggi razziali è totale però questo non gli permette ancora di pronunciare la parola antifascista, di abiurare quel periodo. Io non sono tra coloro che slegano l’antisemitismo al fascismo, il fascismo abolì la libertà prima delle leggi razziali, la libertà di stampa, della magistratura. Sembrano paladini perché questa è diventata una parte della loro totale occidentalizzazione. Lo considero un passaggio necessario. Lo considerano tutti? Le immagini di Fanpage sembrerebbero dire di no. Secondo me non basta. Poi questo è un periodo complicato perché le forme dell’antisemitismo sono molte. Non sono solo a destra, ci sono anche a sinistra. Io non ritengo che chi critica il governo di Israele sia antisemita. Io critico il governo di chi mi pare. Però ci sono formule contro il governo di Israele che arrivano a essere discriminazione. Loro hanno scelto di essere fortissimamente dalla parte di Israele.
Ma a questo punto la destra concorre alla banalizzazione di chi vorrebbe indicare come antisemita chiunque chieda la protezione dei palestinesi. Non trova? Non è una banalizzazione pericolosa?
Non va fatta. La mia posizione, che è quella storica della sinistra israeliana, della mia associazione Sinistra per Israele, è che prima di parlare della contingenza degli ultimi mesi, della necessità di fermare questa guerra, bisogna dire che in quella storia c’è lo scontro tra due diritti e non un diritto e un torto. Se non si affronta così ma credendo che il diritto sia tutto da una parte allora si sta dalla parte di chi vuole procrastinare questo scenario di conflitto. Non sarò mai dalla parte di chi pensa che criticare le scelte del governo di Israele sia antisemitismo, altrettanto non si deve pensare che chi critica le scelte del movimento palestinese sia anti palestinese. D’altra parte ci aiutano in questo le grandissime manifestazioni che in Israele prima erano contro la trasformazione in senso autoritario dello Stato di Israele e oggi, guidate dai parenti degli ostaggi, sono fortemente contro le politiche di Nethanyau. L’equilibrio non vuol dire assecondare le azioni di una delle due parti. Vuol dire lavorare per interrompere questa guerra, fermare le morti, essere liberi di criticare le scelte dei governi.