Moderata o fiacca, in qualunque modo la si voglia chiamare, la crescita italiana continua a essere minima. Hanno ben poco da festeggiare il governo e il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, di fronte agli ultimi dati sullo stato dell’economia del nostro Paese. Le prime previsioni sono quelle della Banca d’Italia, nel suo bollettino economico: vengono confermate le stime di giugno e nel 2024 è attesa una crescita del Pil dello 0,6%, per poi salire allo 0,9% nel 2025.
Nel secondo trimestre la crescita è stata “a ritmo moderato”, secondo l’analisi della Banca d’Italia, dopo il +0,3% dei primi tre mesi dell’anno. A spingere la crescita sono soprattutto i servizi e, in particolare, il turismo, con un peso molto rilevante degli arrivi di stranieri. All’opposto, continua la flessione della manifattura, ma anche del settore delle costruzioni, che risente della cancellazione – imposta proprio dal governo Meloni – del Superbonus.
Pil in frenata
A tal proposito Bankitalia sottolinea che non è da escludere la possibilità che “il ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni comporti un calo dell’attività nel comparto edilizio più forte rispetto a quanto previsto”. E non mancano altre incognite, come una ripresa del commercio mondiale che potrebbe essere “più debole e graduale di quanto ipotizzato”, ma anche il rischio che gli effetti della “passata restrizione monetaria incidano più marcatamente sulla domanda interna”.
Dal punto di vista della domanda continua l’espansione delle esportazioni e il recupero dei consumi, ma all’opposto vanno decisamente meno bene gli investimenti. La crescita viene spinta dal turismo, per il quale però si registrano aumenti dei prezzi “nettamente superiori” alla media dei servizi, rallentando così il calo dell’inflazione.
La conferma di Confindustria: crescita lenta e prospettive fiacche
Dati che fanno il paio con quelli del Centro studi di Confindustria nell’analisi flash di luglio: si conferma una “crescita lenta”, con il Pil che sale di “poco”. E, ancora, “industria debole, rallentano i servizi, non decolla l’export”. Le prospettive per il futuro restano “fiacche”, soprattutto per l’industria dopo l’ennesimo calo della produzione registrato a maggio su base annuale. In generale, nel secondo trimestre del 2024 “hanno frenato” i servizi e anche gli investimenti non riescono più a trascinare il Pil. C’è ben poco di cui essere ottimisti. Tanto più se pensiamo alla prossima manovra che parte già con una zavorra di oltre 10 miliardi per la procedura d’infrazione Ue e di altri 15-20 per le misure che il governo è costretto a rinnovare, come il taglio del cuneo fiscale.