A pochi giorni dal 32° anniversario della strage di via d’Amelio, Palermo diventa teatro di un confronto aspro e carico di significati politici e morali. Le polemiche, già incandescenti, si intensificano intorno alle commemorazioni organizzate dal “Movimento delle Agende Rosse” e alle controverse iniziative dell’Agenzia Italiana per la Gioventù (AIG) a Palazzo Jung.
Salvatore Borsellino, figura di spicco nel ricordo del fratello giudice Paolo Borsellino e delle vittime della strage del 1992, ha alzato la voce in una conferenza stampa infuocata: “Sono venuto a conoscenza di una manifestazione che viene attuata nelle stesse date e negli stessi orari della nostra manifestazione in via d’Amelio. Una passerella e una sfilata che viene organizzata a Palazzo Jung a Palermo. Noi ci dissociamo completamente da questo tipo di manifestazioni”. Un gesto di netta separazione, mirato a denunciare quella che egli vede come una tentata normalizzazione di chi avrebbe dovuto essere in prima linea nella lotta alla mafia.
Dissenso e denuncia: Salvatore Borsellino alza la voce
La “Legalità è libertà – Giovani europei per un nuovo movimento culturale” promossa dall’Aig, con il suo red carpet di ospiti non è passata inosservata.
“Anche quest’anno, come e ancor più degli altri anni, le manifestazioni per l’anniversario della strage di via d’Amelio non saranno, come purtroppo ormai succede per il 23 maggio, una parata e un’occasione di passerelle per personaggi istituzionali anche reduci da condanne penali per contiguità alla mafia,” ha tuonato Borsellino. “Amministratori eletti grazie all’appoggio mafioso non possono partecipare impuniti a eventi che dovrebbero ricordare la lotta alla mafia, non celebrarne i complici,” ha dichiarato.
Le Agende Rosse, in risposta alle iniziative al Palazzo Jung, hanno annunciato un fitto programma di commemorazioni, che culmineranno il 19 luglio con una giornata di denuncia e memoria. Dal quartier generale tra la sede di via Della Vetriera e via D’Amelio, verranno messe in luce le lacune investigative e i presunti depistaggi che hanno, secondo Borsellino, impedito la giustizia per la strage di Stato del 1992.
Normalizzazione della mafia: la memoria tradita
L’atmosfera infuocata di Palermo non si limita alle mire politiche locali, ma si intreccia con una disputa nazionale sul ricordo delle figure pubbliche legate alla mafia. La recente intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, nonostante le controversie legali che lo collegano a Cosa Nostra, aggiunge combustibile al fuoco delle polemiche. Mentre alcuni cercano di normalizzare rapporti discutibili con la criminalità organizzata, altri come Salvatore Borsellino continuano a battere il tamburo per una memoria chiara e non compromessa.
Palermo, a meno di una settimana dall’anniversario della strage di via d’Amelio, non solo brucia di caldo estivo ma di una tensione politica e morale che riflette divisioni profonde nella memoria collettiva italiana. Tra commemorazioni che si scontrano e accuse di complicità con la mafia che risuonano in ogni polemica, l’eredità di Borsellino continua a essere contestata e celebrata in un duello che non promette tregua. Del resto da 32 anni si commemora una storia che non ci è mai stata raccontata per intero.