di Clemente Pistilli
Hanno mandato in onda insulti razzisti, poi hanno chiesto scusa, ma quando è arrivato il momento di pagare la multa non hanno voluto sentire ragioni e hanno fatto ricorso. Il servizio trasmesso dal tgr Piemonte, il 20 aprile 2012, in occasione della partita di calcio Juventus-Napoli, è finito al Tar del Lazio, a cui ha fatto ricorso la Rai. Nel telegiornale finirono cori offensivi dei torinesi: “Oh Vesuvio lavali tu”. Poi lo scambio di battute tra un giornalista e alcuni tifosi della Juventus. “I napoletani sono ovunque, un po’ come i cinesi”, dissero i tifosi. E il giornalista: “Quindi li distinguete dalla puzza, con grande signorilità”. Dopo due giorni la Rai si scusò e l’autore delle interviste venne sospeso. “Un servizio inqualificabile”, sostennero la presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi. Per quel video l’Agcom, a maggio, ha condannato la Rai a pagare una sanzione da 50mila euro e a quel punto l’atteggiamento della società che gestisce la tv di Stato è cambiato. Per i vertici di viale Mazzini dell’accaduto è colpevole solo il giornalista che si è occupato del servizio. E il controllo che dovrebbe esercitare l’azienda? Per la Rai impossibile in quell’occasione, visti i tempi stretti con cui era stato approntato il tg. L’Authority non l’ha pensata così e ha fatto scattare la multa. La Rai spera così ora nel Tar, a cui ha chiesto di annullare la sanzione contestata.