Se c’è un risultato conseguito dal ministro Carlo Nordio in fatto di giustizia, è che la sua riforma sta letteralmente spaccando in due il Paese. Del resto, con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, l’ennesima stretta alle intercettazioni e l’aumento delle pene per chi protesta contro la realizzazione delle opere pubbliche, continuano a crescere le prese di posizione di quanti, tanto nelle opposizioni quanto nella magistratura, si stanno esponendo per bocciare dei provvedimenti che taluni si spingono a definire “liberticidi”.
Nordio elimina l’abuso d’ufficio e fa infuriare l’Anm
Come facilmente intuibile, dopo mesi di richieste di confronto e di ripensamento di questi provvedimenti, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), con il segretario generale Salvatore Casciaro, fa notare come, dopo l’approvazione definitiva della Camera di mercoledì, “si riducono i diritti e le libertà dei cittadini, si riducono gli spazi per l’informazione, si individuano degli strumenti che incepperanno ulteriormente la macchina della giustizia. Se pensiamo al fatto che nei confronti di un abuso o di una prevaricazione di un pubblico ufficiale che intenzionalmente procura un danno a un cittadino o intende favorire una persona, non ci saranno strumenti adeguati per individuarlo. Di fronte a tutto un sistema di abusi e sopraffazioni, il cittadino si sentirà più solo”.
Ancor più duro il presidente dell’ANM, Giuseppe Santalucia, che a Omnibus su La7 parla senza mezzi termini di “colpo di spugna”, in quanto è stata sancita “l’abolizione di un reato (l’abuso d’ufficio, ndr) che ha un suo contenuto importante”, e non tiene conto che “nel 2020 la norma è stata riscritta in maniera talmente restrittiva che la paura della firma”, su cui da mesi battono i pugni le destre, “non ha più ragione d’essere”.
Secondo Santalucia, cancellare l’abuso d’ufficio “significa regalare uno spazio di impunità, e non parliamo solo dei sindaci ma di qualunque pubblico ufficiale”, che avrà enormi ripercussioni visto che “da oggi tutti coloro che sono stati condannati” per questo reato “si rivolgeranno al giudice per chiedere l’eliminazione della condanna. È una piccola amnistia per i pubblici ufficiali: avremo 3-4mila persone, o forse di più, che chiederanno la revoca della condanna, una piccola amnistia per i colletti bianchi”.
Dubbi legittimi
Che la situazione sia preoccupante lo ha detto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, al Fatto Quotidiano affermando che “di questo passo sarà sempre più difficile indagare su colletti bianchi e Pubblica amministrazione. Se non è un regalo ai colletti bianchi, poco ci manca”. A suo dire “da Tangentopoli in poi si è fatto di tutto per rendere più difficoltosa l’attività di indagine sui reati contro la pubblica amministrazione. Queste ulteriori modifiche non fanno altro che pregiudicare la nostra possibilità di fare indagini”.
Inoltre, “l’idea che i sindaci avessero paura di firmare gli atti amministrativi per timore di essere indagati è ridicola” perché “prima di firmare potevano consultarsi con il segretario comunale, il viceprefetto, lo stesso prefetto, tutti esperti di diritto amministrativo. E invece si è deciso per l’abrogazione”. Critiche del magistrato simbolo dell’antimafia anche sulla stretta alle intercettazioni, che definisce “uno strumento di ricerca della prova irrinunciabile”, smentendo la tesi secondo cui hanno un costo proibitivo in quanto quest’ultimi “vengono ammortizzati dalle centinaia di milioni che ogni anno entrano nelle casse dello Stato in seguito alle indagini”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex procuratore nazionale Antimafia, ora deputato M5S, Federico Cafiero De Raho, che al Corriere della Sera spiega che queste riforme “non danno garanzie al cittadino e non aiutano la giustizia a raggiungere il suo obiettivo”, ma favoriscono “apparentemente i colletti bianchi. È come se ci fosse un’esigenza di tutelare questa categoria”.
Gli fa eco Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, secondo cui “il governo Meloni indebolisce i presidi anticorruzione nel momento di massima spesa del Paese. Il disegno è chiaro: favorire i colletti bianchi e garantire l’impunità di una certa politica. Nel provvedimento di Nordio, infatti, non c’è nulla sulla velocizzazione dei processi e sull’incremento delle risorse per la magistratura, niente che riguardi i cittadini”.
Esultano le destre per la riforma di Nordio
Critiche che non sembrano minimamente smuovere la maggioranza che applaude alla riforma e fa capire che non è ancora finita. A lasciarlo intendere è il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, secondo cui “come concordato con il ministro Nordio, la riforma base delle intercettazioni poggia su tre gambe: una è già passata e riguarda il divieto di intercettazioni delle conversazioni avvocato-cliente”; mentre entro fine anno diventeranno realtà anche “un secondo stralcio che stabilisce le modalità con cui vengono sequestrati smartphone e dispositivi digitali” e “la terza gamba che riguarda i limiti alla proroga delle intercettazioni”.
Esulta anche il presidente della Commissione Bilancio e senatore di Fratelli d’Italia, Nicola Calandrini, secondo cui “con l’approvazione definitiva del ddl Nordio abbiamo compiuto un passo decisivo verso una riforma profonda e necessaria del nostro sistema giudiziario” che, a suo dire, contribuirà “anche a ricostruire la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario”.