La prestigiosa rivista medica The Lancet ha pubblicato un’analisi che getta nuova luce sulla drammatica situazione a Gaza. I dati sui morti palestinesi, a lungo contestati e bollati come propaganda di Hamas, trovano ora una conferma autorevole e imparziale.
Secondo The Lancet, non solo le cifre fornite dal Ministero della Salute di Gaza sono attendibili, ma potrebbero addirittura essere sottostimate. L’analisi rivela che ai 37.396 morti accertati fino a fine giugno 2024 andrebbero aggiunti almeno altri 10.000 corpi sepolti sotto le macerie.
The Lancet: i numeri di Gaza sono reali (e peggiori del previsto)
Ma il quadro è ancora più cupo. Applicando un calcolo prudenziale basato sulle “morti indirette” causate dal collasso delle infrastrutture sanitarie, dalla mancanza di cibo, acqua e medicine, The Lancet stima che il bilancio totale delle vittime potrebbe raggiungere l’incredibile cifra di 186.000. Parliamo del 7,9% dell’intera popolazione della Striscia.
Questi numeri spaventosi smentiscono categoricamente chi, per mesi, ha cercato di minimizzare la portata della tragedia accusando Hamas di gonfiare le cifre. La verità è che la catastrofe umanitaria a Gaza ha dimensioni ancora più vaste di quanto si pensasse.
The Lancet sottolinea come la raccolta dei dati sia diventata sempre più difficile a causa della distruzione delle infrastrutture. Il Ministero della Salute di Gaza ha dovuto integrare i report ospedalieri con informazioni provenienti da fonti mediatiche affidabili e soccorritori. Questo ha portato a un 30% di vittime non identificate, un dato che alcuni hanno strumentalizzato per screditare le statistiche, ma che in realtà è indice di un tentativo di migliorare la qualità dei dati in condizioni estreme.
Oltre le bombe: l’apocalisse silenziosa delle morti indirette
L’analisi evidenzia anche come gli effetti indiretti del conflitto continueranno a mietere vittime per mesi o anni, anche in caso di cessate il fuoco immediato. Le malattie, la mancanza di cure, la denutrizione, le pessime condizioni igieniche faranno sentire i loro effetti a lungo termine sulla popolazione stremata di Gaza.
Di fronte a questa catastrofe, l’appello di The Lancet è chiaro: serve un cessate il fuoco immediato e urgente, accompagnato da misure che consentano la distribuzione di forniture mediche, cibo, acqua potabile e altre risorse essenziali. Solo così si potrà arginare una tragedia dalle proporzioni bibliche.
Ma non basta. The Lancet sottolinea l’importanza cruciale di documentare accuratamente l’entità e la natura delle sofferenze inflitte da questo conflitto. È un dovere morale verso le vittime, un requisito legale imposto dalla Corte Internazionale di Giustizia, e uno strumento indispensabile per pianificare la ricostruzione e gli aiuti umanitari nel dopoguerra.
Mentre i media sembrano aver relegato Gaza a un “conflitto a bassa intensità”, questi dati ci ricordano brutalmente che l’orrore continua, giorno dopo giorno. Netanyahu parla di continuare la distruzione anche dopo l’eventuale liberazione degli ostaggi. La comunità internazionale di fronte a queste cifre agghiaccianti e alle macerie sembra preoccupata più dagli equilibri politici che dagli aspetti umanitari.
Forse abbiamo bisogno di questi numeri spaventosi per scuotere le nostre coscienze anestetizzate. La vera tragedia di Gaza non è solo nelle macerie dei palazzi, ma nel silenzio assordante che le circonda. Un silenzio che The Lancet ha avuto il coraggio di infrangere, ricordandoci che l’indifferenza è complice tanto quanto le armi. Perché quei 186.000 morti non sono solo un numero. Sono lo specchio in cui si riflette la nostra coscienza collettiva. E ciò che vediamo in quello specchio, oggi, è un’immagine che dovrebbe farci tremare.