Ad aprire le danze, tra le Regioni giallorosse, della battaglia referendaria contro l’Autonomia differenziata è la Regione guidata da Vincenzo De Luca.
Il Consiglio regionale della Campania ha approvato la proposta di delibera per la richiesta di referendum abrogativo della legge sull’Autonomia leghista. In realtà le proposte erano due. La prima prevedeva un quesito referendario per l’abrogazione totale della legge. A votare la richiesta sono stati i gruppi di centrosinistra, compreso il M5S (che è all’opposizione della Giunta e per “senso di responsabilità” ha ritirato i suoi emendamenti) e il rappresentante di Azione, che invece a livello nazionale con Carlo Calenda si è dissociata dalla campagna referendaria.
L’escamotage per superare il nodo dell’ammissibilità del referendum
A seguire è stata posta all’esame del Consiglio regionale – e approvata – una seconda proposta di delibera con un quesito abrogativo parziale della legge. Ovvero di alcune parti della riforma. L’escamotage delle due proposte di abrogazione si è reso necessario perché sull’opzione referendaria non c’è solo lo scoglio del quorum ma anche quello dell’ammissibilità. La legge Calderoli, infatti, è collegata a quella di bilancio e quindi potrebbe rientrare nella casistica delle leggi per cui è precluso il ricorso al referendum abrogativo.
Oggi toccherà al consiglio regionale dell’Emilia Romagna esprimersi e, nei prossimi giorni, a quelli di Sardegna, Puglia e Toscana. Si attendeva il voto della Campania anche per avere chiaro il testo della deliberazione, che dovrà essere identica per tutte le cinque Regioni che si oppongono alla riforma voluta dal governo.
In base all’articolo 75 della Costituzione, è indetto referendum popolare per deliberare la abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
L’ammissione di De Luca: “La riforma del titolo V fu un errore”
I partiti del centrodestra campano, nel dibattito in Aula, hanno accusato i promotori di puntare al referendum solo per consolidare il campo largo, ricordando come lo stesso centrosinistra in passato fosse a favore dell’Autonomia.
“La riforma del titolo V – ha risposto De Luca – è stato un errore drammatico. È stata una scelta di debolezza ed opportunismo; scelta fatta a maggioranza, un errore che ha creato un precedente e l’attuale governo ripete quell’errore”. Il presidente della Campania non vuole “una crociata referendaria”. E questa si potrebbe evitare, dice, se si modificassero parti importanti del testo Calderoli.
I mal di pancia di Forza Italia sul testo Calderoli
Ma pare non sia questa l’aria che tira tra i leghisti. Discorso diverso invece per gli altri partiti di maggioranza. Soprattutto Forza Italia. Il vicepremier azzurro e ministro Antonio Tajani, tra tutti i ministri forse quello più in difficoltà sull’autonomia leghista (vedi le critiche del governatore azzurro della Calabria Roberto Occhiuto), ha proposto al consiglio nazionale del partito che guida un Osservatorio sull’Autonomia differenziata, che sarà una struttura politica “che dovrà fare valutazioni politiche ed eventuali iniziative qualora ci fossero distrazioni nell’applicazione della riforma”.
Ma ormai l’Autonomia è legge e Tajani ha poco da vigilare. Rimangono gli avvertimenti minacciosi di Occhiuto. “Il mio auspicio – ha detto il governatore calabrese- è che Forza Italia non voti in Consiglio dei ministri e in Parlamento alcuna intesa con singole Regioni se prima non saranno interamente finanziati i Lep, e se non ci sarà la matematica certezza che determinate intese possano produrre danni al Sud”.