Dopo un viaggio a Kiev per parlare di pace, Orbán è volato pure a Mosca, facendo infuriare l’Unione Europea che ha subito preso le distanze. Danilo Della Valle, europarlamentare M5S, come mai l’iniziativa di pace è stata lasciata nelle mani del discusso leader di Budapest?
“Orban è un nazionalista e noi abbiamo sempre condannato le azioni repressive nel suo Paese in particolare verso il sistema giudiziario, la libertà di stampa e la comunità LGBT. Tuttavia, il suo viaggio a Mosca non può essere derubricato dalle Istituzioni europee come un incidente. La sua stretta di mano a Putin è un vero e proprio schiaffo diplomatico a tutta l’Unione europea che ha abdicato al suo ruolo di mediatore nel conflitto in Ucraina. Il suo viaggio a Mosca non è una sorpresa, ma la conseguenze degli errori di Bruxelles. Tra l’altro mi chiedo cosa sia cambiato rispetto a quando era Erdogan, Presidente di un Paese membro della Nato, a cercare di mediare con Putin come già fatto in passato. Prima o poi qualcuno l’avrebbe dovuto fare e per noi del Movimento 5 Stelle deve essere l’Europa a prendere l’iniziativa, come già fatto nel 2014 in occasione degli accordi di Minsk fra Russia e Ucraina. Dobbiamo ritornare a quello spirito.
Perché l’UE ha abdicato al suo ruolo naturale di mediatore, preferendo foraggiare il conflitto con forniture militari senza sosta?
“L’UE ha scelto di seguire la Nato e gli Stati Uniti in questa pericolosa escalation militare. È un errore strategico che ha indebolito la nostra autonomia strategica e che ci condanna ad aumentare la spesa per la difesa, così come volevano proprio gli Stati Uniti. A pensar male spesso ci si azzecca. La pace è nell’interesse degli europei per una questione di sicurezza ma anche per l’economia che soffre la crisi energetica scaturita dal conflitto”.
Da tempo Putin ribadisce la propria disponibilità a negoziare la fine del conflitto, ma l’Occidente preferisce ignorarlo. A chi giova continuare questa guerra?
“Putin è scaltro e potrebbe benissimo bluffare. Nessuno lo giustifica per l’invasione del Febbraio 2022. Quello che noi contestiamo è la testarda postura bellicista dell’UE. Tutte le guerre finiscono con un trattato di pace e un accordo fra le parti, succederà anche in Ucraina perché è inevitabile, ecco perché noi diciamo: facciamolo il prima possibile così da evitare ulteriore morte e distruzione. Perché l’UE non ci ascolta? Tra l’altro, anche autorevoli figure diplomatiche americane nel passato avevano ammonito che l’allargamento a est della Nato avrebbe portato a una inevitabile e controproducente scontro con la Russia”.
Negli USA appare probabile la vittoria di Trump. Il tycoon, secondo il Wall Street Journal, pur di chiudere il conflitto sarebbe pronto a concedere porzioni di Ucraina a Putin e fermare l’espansione a est della Nato. Che ne pensa?
“Penso che se dovesse vincere Trump le prossime elezioni americane cambieranno anche gli scenari in Europa. La Conferenza di pace che si è celebrata in Svizzera lo scorso mese di giugno è stata un autogol per l’Europa, molti Paesi non hanno sottoscritto la dichiarazione finale indebolendo la posizione dell’Occidente. Sono mesi che ripetiamo di coinvolgere la Cina, l’India, il Sud Africa e il Brasile nel processo negoziale, cosa sta facendo la diplomazia europea? Temo che con la nomina di Kaja Kallas ad Alto Rappresentante per la politica estera della UE le cose potrebbero addirittura peggiorare”.
Per mettersi al riparo dall’eventuale vittoria di Trump e dal conseguente disimpegno in Ucraina, la Nato si appresta ad aprire un proprio ufficio a Kiev, così da blindare il supporto del Patto Atlantico a Zelensky. Come giudica queste manovre?
“È un errore. Sembra una provocazione e si rischia l’escalation. Come Movimento 5 Stelle nutriamo molti dubbi sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Non possiamo fare entrare nell’alleanza un Paese in guerra, questo ci porterebbe alla terza guerra mondiale. Serve cautela e, come ha detto il Presidente Conte, la Nato va riformata in maniera significativa e riportata a una strategia difensiva e non offensiva”.
Crede che con la nuova legislatura a Bruxelles si potrà imporre una linea meno muscolare e più dialogante, così da spingere verso la fine del conflitto?
“In queste prime settimane di lavoro al Parlamento europeo ci siamo confrontati con numerosi eurodeputati e delegazioni e abbiamo trovato tante convergenze sulle nostre posizioni per la pace. Ora che abbiamo anche un gruppo politico di riferimento, The left, la nostra voce per una soluzione negoziale in Ucraina sarà sempre più forte”.