Può tirare un sospiro di sollievo Giancarlo Giorgetti. Il ministro dell’Economia ha ricevuto la tanto attesa buona notizia da Eurostat: il Superbonus maturato dopo l’adozione dell’ultima riforma (varata tra marzo e maggio) verrà “registrato nei conti pubblici come credito d’imposta non pagabile nel 2024”. Quel “non pagabile” contenuto nel parere inviato all’Istat sulla contabilizzazione dei crediti vuol dire, per il Mef, una sola cosa: il conto del Superbonus verrà spalmato negli anni e non ricadrà tutto sul 2024.
Superbonus, Eurostat grazia il governo
Eurostat conferma anche la classificazione come credito di imposta dovuto per il Superbonus attivato nel periodo 2020-2023, quindi i bonus del passato rimarranno sulla spesa fino a fine 2023, contabilizzati sul passato, e quelli dal 2024 verranno spalmati negli anni proprio come previsto dal governo. Spalmarlo in più anni per Giorgetti vuol dire una sola cosa: un impatto molto minore sul deficit pubblico per quest’anno.
Un elemento fondamentale soprattutto in considerazione del ritorno delle regole del Patto di stabilità, che reintroduce il tetto al deficit e ha portato la Commissione ad aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Tra l’altro da quest’anno il governo ha introdotto una novità sul Superbonus: per le spese dal primo gennaio la detrazione diventa in dieci anni invece di quattro. Se l’Eurostat avesse deciso diversamente, tutto il peso del Superbonus sarebbe finito sul bilancio del 2024 in cui si sono formate le detrazioni. E per il deficit sarebbe stata una catastrofe. Ma ora il Mef può tirare un sospiro di sollievo.