Aumenta la pressione fiscale. Laura Castelli, presidente di Sud chiama Nord, vuol dire che il governo che ha fatto campagna elettorale contro l’aumento delle tasse le ha invece aumentate?
“Sì perché hanno fatto una campagna elettorale senza spiegare come fare a coprire questi costi, dicendo che si sarebbe ridotta la pressione fiscale e che si poteva non pagare le tasse perché arrivavano i condoni. Nei dati dell’Istat tutto questo non trova conferma e dovrebbero raccontare la verità: siamo un Paese che non fa crescita perché le manovre non hanno misure espansive, non producono soldi per ridurre le tasse e dunque è un dramma per tutti”.
Nelle nomine Ue il governo italiano ha avuto un ruolo marginale. In più è stata avviata la procedura d’infrazione: teme che l’emarginazione dell’Italia possa avere conseguenza sulla manovra?
“Intanto non capisco come si possa non raccontare al Paese che c’è un rischio procedura di infrazione. Ho vissuto da viceministra il 2018, quando l’Italia ha rischiato di entrare in procedura e abbiamo combattuto con le unghie e con i denti. Ora hai il popolo italiano che non sa della procedura perché nessuno del governo ha mai raccontato che c’era un problema, non hanno lottato per evitarlo, avrebbero dovuto dire all’Ue che hanno fatto politiche espansive ma non potevano perché non le hanno fatto. Oggi la procedura non è un rischio, è conclamata. Hai la procedura di infrazione che ti vincola per diversi miliardi di tagli e un Patto di stabilità peggiorativo, parliamo di 25 miliardi di tagli. Puoi vendere anche i gioielli di famiglia, ma i tagli vanno sempre sulla spesa corrente, su sanità, pensioni e istruzione. Questo è il vero dato: se non fai politiche espansive muori e l’Italia sta morendo giorno dopo giorno”.
Quali sono le conseguenze concrete?
“Io so che il governo si è preparato a una spending review pesante, con tagli lineari e primi effetti già visti dicendo ai comuni che devono tagliarsi 200 milioni. Già questo è terrificante ed è il primo segnale, stanno facendo pagare la crisi a tutti i cittadini e questo perché il governo che doveva essere della crescita non riesce a esprimere nulla di crescita economica. E non si può parlare di cause esogene ed è chiaro, viste le normative, che l’economia non si muove perché così decidono”.
Meloni vede un mondo irreale quando parla di crescita più alta che in Ue?
“Qual è questa crescita maggiore della media europea? Non è che io non la vedo, basterebbe che tornasse tra i semi-vivi, tra le persone normali, tra le imprese che le raccontano cosa sta accadendo, qual è oggi il problema. Non si fa crescita, Siamo un Paese bloccato in cui si è deciso che l’edilizia deve morire, l’ha completamente ammazzata e bloccata, se festeggiamo per un rialzo a 0,9% nel 2024 pretendiamo poco”.
Passando all’Autonomia, il Paese rischia di essere diviso? La riforma è servita solo come ritorno elettorale della Lega?
“Dell’Autonomia hanno sempre parlato destra e sinistra, perché anche il Pd la voleva e ci sono presidenti del Pd che l’avevano firmata. Ora il problema è diventato estremamente ideologico ma estremamente concreto. Quella della Lega è una presa in giro perché non dà più risorse ai territori, ma dà funzioni che mettono in difficoltà la macchina amministrative senza risorse aggiuntive. In più non rende tutte le regioni uguali, avrebbero dovuto mettere sul tavolo 8 miliardi di Lep. Se rendi le regioni uguali poi puoi dire rendetevi autonome, non con un decreto a saldi invariati”.
Cercherete di impedire che l’Autonomia vada avanti?
“Con Cateno De Luca e tutta la comunità di Sud chiama Nord lo faremo in ogni sede perché questo disegno di legge è una presa in giro, senza servizi essenziali finanziati per funzioni indispensabili ai cittadini e senza una vera autonomia territoriale. Siamo invece favorevoli all’autonomia che lascia le risorse sui territori, e che usa, nel caso della Sicilia i poteri di una regione autonoma, dopo aver finanziato i Lep. Ricordo che presidenti di regione di partiti di maggioranza non sono convinti di questo sistema, parliamo della Calabria con Occhiuto che dice che non è accettabile per il territorio e sa cosa vuol dire andare a una velocità diversa: o ci metti i soldi o non puoi chiedere alla Calabria di correre veloce come il Veneto. Manca l’onestà intellettuale di questo discorso, diventato un do ut des politico: l’autonomia così inefficace e distruttiva è stata un do ut des per accettare il presidenzialismo. Noi vogliamo tutelare i territori nella convinzione che i Lep vanno finanziati, ma per questo governo non sono una priorità e con 30 miliardi di tagli in arrivo dove trovi i soldi?”.
Qual è il suo giudizio sul premierato?
“Fermo restando che questo Paese ha un problema che è l’instabilità che non permette di programmare e che pone anche un problema con le nuove regole europee che dicono di seguire quella scia per 5 anni, detto questo anche questa mi sembra una riforma che non mette d’accordo tutti, se fosse stata lavorata coi tempi giusti poteva anche avere delle migliorie ma invece è frutto dell’egocentrismo di chi è tornato al potere dopo anni e non lo vuole mollare. Preoccupa più la manifesta volontà di azzerare la democrazia quando si parla di liste civiche che devono sparire o di ballottaggi cancellati e dimostrazione ne è che le due donne che guidano i due partiti più importanti si comportano come se fossero in un sistema bipolare”.