Meloni si tiene i polacchi del Pis. Ed è sempre più indigesta al Ppe

Weber sperava nell’uscita di Morawiecki dall’Ecr. Per rendere Meloni accettabile alla coalizione Ursula.

Meloni si tiene i polacchi del Pis. Ed è sempre più indigesta al Ppe

Ursula von der Leyen ha capito che la sua conferma alla guida della Commissione europea, dopo essere stata designata dal Coniglio Ue, ha nell’Eurocamera il principale ostacolo. Solo con un appoggio esterno la trappola dei franchi tiratori il 18 luglio potrà essere evitata con una certa tranquillità. Ma la coperta dei negoziati con le delegazioni esterne alla maggioranza Ppe-Socialisti-Renew rischia di essere comunque troppo corta. Per avere l’appoggio dei Verdi non può aprire a Ecr. E peraltro i Verdi, fanno sapere, di aspettare da von der Leyen una richiesta formale di appoggio.

I Verdi chiedono a von der Leyen una richiesta formale di appoggio. Socialisti e liberali tifano per loro

L’apertura ai Verdi peraltro può scatenare franchi tiratori nel Ppe. Insomma il trend non è cambiato. Una netta apertura a Ecr troverebbe socialisti e liberali contrari. Che preferiscono, in alternativa, allargare il dialogo ai Verdi. Ma questa è una strada che non entusiasma il il presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber, e sulla quale Antonio Tajani ha più volte ribadito la sua contrarietà. Da ultimo lo ha fatto ieri. “Siamo parte integrante del Ppe e grandi sostenitori della stabilità in Europa”, ha affermato ad Affaritaliani.it il leader di Forza Italia. Che poi ha aggiunto: “Voteremo Ursula Von der Leyen, ma le chiediamo garanzie specifiche sui contenuti della lotta al cambiamento climatico che non può prescindere dalla competitività di industria e agricoltura. Chiederemo anche impegni sulla questione migratoria e sugli impegni nel Mediterraneo ed in Africa. Naturalmente siamo contrari ad un allargamento ai Verdi”.

E ha già detto che non voterà von der Leyen l’eurogruppo The Left, a cui sta per aderire la delegazione del M5S portando a 47 i suoi membri. Intanto la premier Giorgia Meloni evita il pericolo del sorpasso da parte del suo (ex) amico Viktor Orbán che ha messo in piedi un nuovo gruppo europeo sovranista, “Patrioti per l’Europa”, con l’ex primo ministro ceco Andrej Babiš (Ano) e con Herbert Kickl (Fpö), liberal-populista austriaco in forte ascesa. A cui guarda con interesse il leader leghista Matteo Salvini. Per i Patrioti il D-Day è lunedì 8 luglio. Sarà allora che Orban, Salvini e, soprattutto, Marine Le Pen decideranno se far partire o no la confluenza tra i Visegrad e il già esistente gruppo di Identità e Democrazia. Si è costituito il gruppo all’Eurocamera dei Conservatori e Riformisti.

I polacchi del partito Diritto e Giustizia (Pis), con i loro 20 eurodeputati, restano quindi con Fratelli d’Italia (24 eurodeputati) nel gruppo Ecr. Nicola Procaccini (FdI) e Joachim Brudzinski (Pis) sono stati eletti co-presidenti al termine della riunione costituiva del gruppo. L’Ecr ha accolto anche l’eurodeputato Jaak Madison del Partito popolare estone conservatore (Ekre). Il numero di eurodeputati del gruppo sale così a 84 membri. “Le elezioni europee hanno dimostrato che gli elettori vogliono un’Unione europea come era stata concepita in origine. In cui gli Stati membri si uniscono per realizzare alcune cose importanti che non potrebbero ottenere da soli. Ci batteremo per un’Unione che rispetti i valori fondanti dell’Europa, come la famiglia tradizionale, insieme ai principi che hanno storicamente plasmato l’Europa e la nostra identità, fondati sulle tradizioni ellenistiche, romane e cristiane”, commenta Procaccini.

Il suo collega neoeletto copresidente Brudzinski ha aggiunto: “Da buoni patrioti, continueremo a difenderlo a Bruxelles e sono certo che saremo una voce efficace e persuasiva nel Parlamento europeo”. La coabitazione con il Pis, tuttavia, non avvicina Meloni al dialogo con la maggioranza. Weber, in un’intervista a La Stampa ha sottolineato che l’Italia “va rispettata” ma ha anche spiegato che i Conservatori hanno “due facce”. E la meno gradita, per i Popolari, è quella di Mateusz Morawiecki.

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