La domanda posta dall’on. Nicola Fratoianni di AVS era semplice: spieghi il ministro le iniziative intraprese dal governo per il contrasto ad ogni forma di apologia del nazifascismo e di propaganda dell’odio razziale, dell’omofobia e dell’antisemitismo.
Era cioè il testo dell’interrogazione durante il question time di ieri alla Camera, incentrata sull’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di FdI Gioventù Nazionale e il suo corollario di rigurgiti neofascisti, neonazisti, omofobi e razzisti. Ma per il ministro Matteo Piantedosi si è rivelata insormontabile, come alla maturità, quando prepari greco ed esce latino.
E infatti, in aula non ha risposto. O, almeno, ha risposto solo sull’antisemitismo: “La vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi che la storia ha condannato, da parte di giovani aderenti al movimento politico a cui si riferiscono gli interroganti, così come i ripetuti incendi di bandiere israeliane nel corso di manifestazioni di piazza; gli assalti alle brigate ebraiche del 25 aprile scorso; le circostanze in cui è stato impedito a giornalisti di origine ebraica di prendere la parola in occasione di eventi pubblici, sono solo alcuni degli episodi che denotano un trasversale e inaccettabile rigurgito dell’antisemitismo che va combattuto su ogni fronte”.
Piantedosi non riesce a dire “fascismo”
Non una parola però il ministro l’ha spesa sull’inchiesta; silenzio sulle aggressioni neo-fasciste nelle strade, zero assoluto sui “Sieg Heil” dei rampolli meloniani. Per Piantedosi l’unica fonte di preoccupazione sono i propal. Su una cosa è stato eccezionale: in tutto il suo intervento è riuscito a non pronunciare mai la parola “fascismo”. Su questo si è meritato il massimo dei voti.