È dal salario minimo che può ripartire la battaglia comune. È dal salario minimo che le opposizioni possono ritrovare l’unità. E lo affermano di nuovo, rilanciando la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare. Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra ripartono da qui, da una conferenza stampa con i parlamentari Cecilia Guerra, Valentina Barzotti e Franco Mari che tornano a invocare quella che è una “battaglia di legislatura” da tenere “viva”.
Il numero minimo di firme – 50mila – sarebbe ampiamente alla portata secondo Guerra, ma non basta. La battaglia continua anche con Azione e +Europa, ma solo in parte: i due partiti hanno deciso di non partecipare alla raccolta firme ma non hanno abdicato sui contenuti della proposta che introduce una paga minima di 9 euro l’ora. E l’obiettivo è proprio tornare uniti per questa battaglia.
Sul salario minimo Pd, M5s e Avs cercano l’unità
Dopo il tentativo parlamentare già affossato dalla maggioranza Meloni, le opposizioni provano quindi a riportare la proposta all’interno delle aule di Camera e Senato attraverso una legge di iniziativa popolare. La proposta, depositata in Cassazione, ha ottenuto il supporto di diverse associazioni che ora sostengono questa battaglia insieme alle opposizioni.
Per Mari (Avs) adesso si può andare avanti nell’opposizione alle destre seguendo una sola strada: “Mobilitare complessivamente il Paese” su proposte concrete, proprio come quella del salario minimo. Anche perché, come sottolinea Barzotti (M5s), quando la battaglia è stata portata avanti in Parlamento si è vista la “vasta risonanza” avuta dal tema. C’è un altro elemento che conforta le opposizioni: la direttiva europea “che il governo dovrà recepire”, come ricorda Guerra (Pd). Che sarà quindi occasione di discussione in Parlamento, dovendo essere recepita entro novembre.
Di argomenti a supporto del salario minimo ce ne sono tantissimi e alcuni li ricorda Barzotti, per esempio quando parla dei Paesi che lo hanno adottato senza alcuna “penalizzazione della contrattazione salariale né un ribasso generale dei salari”. La raccolta firme proseguirà fino a settembre e verrà portata avanti insieme a quella per il referendum contro l’Autonomia.
L’obiettivo di Pd, M5s e Avs è allargare il fronte anti-governo sul salario minimo anche ad altre forze di opposizione. Anche perché “rispetto all’anno scorso la situazione è peggiorata”, sottolinea Barzotti: “A maggio l’occupazione è diminuita, è esplosa la cassa integrazione, non c’è più il supporto del Reddito di cittadinanza e quella salariale è una questione che Meloni e i suoi non vogliono vedere, ma esiste eccome”.