Un vero paradosso. È quello andato in scena ieri al Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università degli studi di Milano, dove i magistrati – da sempre apertamente contrari ai test psico-attitudinali introdotti dal Guardasigilli Roberto Nordio per l’accesso in magistratura – hanno organizzato un convegno proprio per stabilire come devono essere questi famosi test.
Perché né il governo, né il Parlamento, né, tantomeno, il Guardasigilli, si sono presi la briga di spiegarlo o di metterlo nero su bianco. Al seminario invitati psichiatri, psicologi, psicoanalisti, giuristi e magistrati, cioè tutte quelle “voci” che l’esecutivo non ha mai sentito mentre scriveva la norma contestata. Un paradosso, appunto.
“Sorpresi ed amareggiati”
Ad aprire il seminario, la relazione del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia. Che non è stato affatto morbido. “Siamo rimasti sorpresi e amareggiati dalle modalità con cui si è pensato di introdurre i test nel concorso in magistratura, senza una necessaria preventiva fase istruttoria”, ha esordito.
Per poi affondare: “Né il governo né le commissioni parlamentari avevano sentito psicologi per capire come strutturare un eventuale test per l’accesso in magistratura. Siamo qui per confrontarci con esperti del settore per analizzare profili di scarsa compatibilità costituzionale della legge, per come è stata strutturata, senza rispetto della delega”.
Test introdotti senza sapere cosa fossero e come somministrarli
Per il presidente dell’Anm i misteriosi test “si sono introdotti senza sapere cosa sono a cosa servono, su tutto questo la legge tace – ha sottolineato – Tutto questo ci ha portato a pensare che i test siano stati introdotti per una suggestione, non tanto per rendere migliore l’accesso in magistratura, per renderlo più rigoroso, su questo noi siamo d’accordo, ma per mandare il messaggio che i magistrati non sono del tutto equilibrati”.
Per Santalucia “le criticità sono la vaghezza, la genericità, l’approssimazione con cui il Parlamento e il governo hanno varato questa riforma che in questo modo non potrà andare avanti – ha detto – Abbiamo organizzato un seminario di studi per capire come strutturare e in quale fase collocare i test. Non credo che sia il concorso il momento migliore, forse nella fase formativa post universitaria. Siamo favorevoli a ogni prova che renda rigoroso e selettivo il concorso, ma non con questa genericità e approssimazione che dà il senso di una legge fatta per lanciare un messaggio, che il magistrato debba essere controllato psichicamente”.
E il ministro Nordio sbaglia test…
Con una punta di ironia ha poi ricordato che Nordio nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, aveva confessato di essersi lui stesso sottoposto a un test, in Minnesota (Usa). Ma, per Santalucia, quel test non era psico-attitudinale (“lo abbiamo verificato con gli esperti”, ha detto).
L’affondo di Gasparri
Naturalmente le parole di Santalucia non sono passate inosservate. E, puntuale, è arrivata la replica dell’immancabile senatore Maurizio Gasparri: “Leggo che ancora una volta il presidente dell’Anm si lamenta per l’introduzione dei test psicoattitudinali nell’ambito della magistratura. In questi giorni ho sentito numerosi dirigenti di aziende di vari settori che mi parlavano dei test psicoattitudinali che effettuano anche a persone già da anni operative nelle loro aziende. Ma voglio rassicurare il presidente Santalucia. Chiederò di non applicare questa prova in maniera retroattiva, cosicché persone come lui non possano essere disturbate o messe in imbarazzo di fronte a una verifica di tale natura”.
“Forse è questo che preoccupa Santalucia”, ha continuato, “Al quale lo dico con tono ironico, anche se farà fatica a distinguere una valutazione fatta con il sorriso da un attacco fatto con altri toni, visto che lui usa sempre toni drammatici e aggressivi nei confronti delle libere istituzioni parlamentari. I test ci saranno, speriamo che ci siano anche le teste”.