Come da programma, sono ufficialmente iniziati i negoziati per l’adesione all’Unione Europea dell’Ucraina e della Moldavia. Un processo ampiamente annunciato che viene definito da più parti come “un momento storico” che, nel volgere di qualche anno e a precise condizioni, dovrebbe portare all’allargamento dell’UE. A spiegarlo è il presidente uscente del Consiglio Europeo, Charles Michel, secondo cui “in seguito alla decisione del Consiglio Europeo del dicembre 2023 di avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Repubblica di Moldova, i due Paesi stanno intraprendendo una vera e propria trasformazione verso la piena adesione all’UE, un momento di orgoglio per entrambe le nazioni e un passo strategico per l’UE”.
Un percorso che, prosegue Michel, non sarà accelerato ma richiederà tempo: “Entrambi i Paesi hanno dimostrato un notevole impegno per le riforme e l’allineamento ai valori europei. Questo è l’inizio di un lungo processo. Se da un lato celebriamo un significativo passo avanti, dall’altro dobbiamo riconoscere che la strada da percorrere richiederà sforzi sostenuti, dedizione e ulteriori riforme sostanziali. L’Ucraina e la Moldavia dovranno continuare a lavorare per rafforzare le istituzioni, combattere la corruzione e migliorare la stabilità economica per soddisfare gli standard rigorosi della piena adesione all’UE”.
Soddisfatta anche la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che ha voluto esprimere le proprie “congratulazioni alla Moldavia e all’Ucraina per l’apertura dei negoziati di adesione. È un’ottima notizia per i cittadini ucraini, moldavi e per l’intera Unione Europea. Il cammino che ci attende sarà impegnativo ma ricco di opportunità. Vi auguriamo un inizio positivo dei negoziati!”.
L’Ue avvia i negoziati per l’adesione dell’Ucraina e della Moldavia
Come riporta l’Ansa, nel testo degli impegni di sicurezza tra l’UE e Volodymyr Zelensky, approvato dai 27 e che dovrà avere l’ultimo via libera al Consiglio Europeo di domani, si legge che “grazie alla creazione del Fondo di Assistenza per l’Ucraina all’interno dell’EPF, l’UE continuerà a sostenere la fornitura di equipaggiamento militare letale e non letale e addestramento”. Carte alla mano, il Fondo ha un budget di 5 miliardi di euro per il 2024 mentre per gli anni successivi, fino al 2027, potrebbe essere previsto un aumento “sulla base delle esigenze dell’Ucraina e vincolate alla guida politica del Consiglio”. Un lungo testo in cui sono previsti diversi capitoli di collaborazione, sia di natura civile che militare, e l’impegno da parte dell’UE a “continuare ad applicare le sanzioni alla Russia o a vararne di nuove”.
Da parte dell’Ucraina e della Moldavia è previsto l’impegno a continuare il percorso di riforme, specialmente nell’area della “sicurezza, della difesa e dell’intelligence”, garantendo la supervisione civile della sfera militare e delle forze di sicurezza. Soddisfatti la presidente della Moldavia, Maia Sandu, e l’omologo dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, che ricorda come “quasi due anni fa, nel giugno 2022, abbiamo ottenuto la candidatura e lo scorso dicembre abbiamo ricevuto una decisione politica sui negoziati. Ma è da oggi che inizierà la nostra adesione all’Unione Europea (…) sono grato a tutti coloro che difendono l’Ucraina, il nostro Paese e il nostro popolo” assicurando che “non ci allontaneremo mai dal nostro percorso verso un’Europa unita, una casa che deve essere pacifica!”.
Sui negoziati dell’Ue, Orbán già punta i piedi: “L’Ucraina è molto lontana dall’avere i requisiti per entrare in Europa”
Per quanto la strada sia in discesa, non tutti i nodi sono stati sciolti. A puntare i piedi, sollevando dubbi sull’adesione dei due Paesi, è l’Ungheria di Viktor Orbán secondo cui “siamo ancora all’inizio del processo di selezione” ed “è molto difficile dire in quale fase si trovi l’Ucraina. Da quello che vedo qui, mentre parliamo, sono molto lontani dal soddisfare i criteri di adesione”.
A dirlo è János Bóka, ministro degli Affari dell’Unione Europea dell’Ungheria, che ha paventato la possibilità che Budapest possa porre il veto sull’apertura dei capitoli negoziali.
La Cedu bastona la Russia: in Crimea violati i diritti umani
Mentre Zelensky esulta, Vladimir Putin piange. Con un verdetto largamente atteso, la Corte Penale Internazionale ha giudicato la Russia colpevole di “violazioni sistematiche dei diritti umani in Crimea” a partire dal 27 febbraio 2014. In particolare, i giudici ritengono di aver accertato “rapimenti, torture, la violazione della libertà religiosa, di espressione e d’associazione, ma anche la deportazione di migliaia di detenuti dalla Crimea alla Russia”.
Comportamenti che, sempre secondo la CEDU, “erano ufficialmente tollerati dalle autorità russe” e per questo ha emesso mandati d’arresto per l’ex ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, e per il capo di Stato maggiore, Valery Gerasimov.