Morti sul posto di lavoro. È successo ancora in Lombardia. Due morti, e tutti di giovane età, nel giro di due giorni. Prima a Lodi, giovedì scorso, dove a perdere la vita era stato Giampaolo Bodini, 18 anni, e ieri a Mantova.
La seconda vittima è un 35enne, Mirko Schirolli di Rivarolo Mantovano, schiacciato dal macchinario a cui era addetto all’interno dello stabilimento Sintostamp di Cividale Mantovano.
E giovedì notte una forte esplosione allo stabilimento siderurgico Aluminium di Bolzano ha ferito sei operai, 4 dei quali sono gravi.
Gli ultimi dati sui morti sul lavoro
Tra gennaio e aprile – dati Inail – le denunce di infortunio mortale sono state 268, quattro in più rispetto alle 264 registrate nel primo quadrimestre del 2023.
Secondo i dati invece dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato dall’ex metalmeccanico Carlo Soricelli, dal primo gennaio al 20 giugno sono morte 492 persone sui luoghi di lavoro. Il numero sale a 670 se si considerano tutti i lavoratori morti (anche quelli in itinere) nel periodo.
Una mattanza di fronte alla quale il governo sembra essere totalmente impotente. Per rispondere alla morte avvenuta mercoledì scorso di Satnam Singh, il bracciante di 31 anni di origine indiana lasciato in strada agonizzante dopo avere perso il braccio destro in un incidente sul lavoro avvenuto in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nella campagne della provincia di Latina, la ministra del Lavoro, Marina Calderone e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, hanno convocato una riunione con le rappresentanze sindacali e datoriali.
Le reazioni delle opposizioni e dei sindacati alle promesse del governo
“Non usciamo soddisfatti dal tavolo con i ministri Lollobrigida e Calderone”, dichiara Davide Fiatti, segretario nazionale di Flai Cgil. “Apprezziamo la convocazione da parte del governo, che evidentemente ha riconosciuto l’esistenza di una situazione di estrema gravità. Al tempo stesso sono arrivate perlopiù promesse: un aumento dei controlli anche incrociando le banche dati, un aumento del numero degli ispettori per le rilevazioni ‘sul campo’. Bene, ma se insieme non si affronta il problema alla radice cancellando leggi come la Bossi-Fini, si andrà poco lontano”.
Inoltre, per la Flai Cgil “fin quando resteranno in piedi i capisaldi della legge, compreso il cosiddetto ‘decreto flussi’, troppe lavoratrici e lavoratori continueranno ad essere invisibili, con il permesso di soggiorno sempre a rischio, facile preda di caporali e imprenditori senza scrupoli”.
“Non possiamo non notare come, per l’ennesima volta, l’esecutivo abbia deciso di intervenire sull’onda di un terribile avvenimento. Fino a ieri Calderone e Lollobrigida non sapevano ciò che accade nelle campagne d’Italia? Per quanto ci riguarda, crediamo che sia necessario rivedere il decreto flussi, che nel 2024 è stato un fallimento, e istituire il reato di omicidio sul lavoro”, dichiarano Valentina Barzotti e Alessandro Caramiello del M5S.
La beffa della patente a punti del governo
A fine aprile il governo ha approvato il decreto Pnrr quater in cui, dopo la tragedia dell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, ha infilato in fretta e furia alcune misure per rispondere alla richiesta di maggiore sicurezza sul lavoro.
Ma la patente a punti così come l’ha disegnata l’esecutivo è insufficiente. Il governo l’ha prevista inizialmente solo per il settore edile, a partire da ottobre, ma, dinanzi al pressing dei sindacati e delle opposizioni, ha contemplato la possibilità di estenderla. Ma appunto non l’ha estesa.
Ha solo previsto l’opzione per farlo rinviando la questione a decreti ministeriali. Ha tra le altre cose previsto anche l’autocertificazione dei requisiti per il rilascio della patente, con la revoca in caso di “dichiarazione non veritiera” accertata “in sede di controllo successivo al rilascio”.
È stata poi corretta la tabella con i punti decurtati a seconda delle violazioni. E qui è l’altro anello debole. Decurtazioni più soft per gli infortuni che comportano inabilità.