L’opinione di chi scrive sull’Autonomia differenziata, che su questo giornale abbiamo ribattezzato Spacca-Italia, è arcinota ai nostri lettori. Parliamo di una riforma che non solo accentuerà le disuguaglianze tra la parte più ricca e quella più povera del Paese, ma concentrerà ancora più potere nelle mani delle Regioni divenute negli anni uno dei principali centri di malaffare e corruzione, come dimostrano gli scandali e le inchieste che sempre più di frequente riempiono le pagine dei giornali.
Una riforma sciagurata contro la quale si sono già mobilitate le opposizioni, lanciando perfino la raccolta firme per un referendum abrogativo. Ma tra chi oggi si straccia le vesti per una legge che il centrodestra rivendica (al netto di qualche voce fuori dal coro) come un successo, più di qualcuno dovrebbe recitare il mea culpa per aver caricato la pistola con la quale l’attuale maggioranza ha inflitto il colpo di grazia all’unità nazionale.
Un’arma fornita dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione voluta nel 2001 dal centrosinistra a trazione Ds, poi confluiti con la Margherita nell’attuale Partito democratico, per disinnescare le spinte secessioniste della Lega. E che ha avuto come primo effetto l’esplosione del contenzioso tra Stato e Regioni sulle cosiddette materie della legislazione concorrente. Concimando, da ultimo, il terreno dell’Autonomia differenziata diventata mercoledì scorso legge dello Stato.
Grazie a questa norma: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, recita l’articolo 116 della Costituzione, concernenti proprio le materie della legislazione concorrente – dalla salute all’istruzione, dalle grandi reti di trasporto e di navigazione alla previdenza complementare e integrativa (l’articolo 117 ne indica venti) – “possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali”…“approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.
Poche righe, scolpite nella Costituzione, che rappresentano il peccato originale precursore di quello capitale dell’Autonomia. E per il quale, oltre a raccogliere le firme, qualcuno dovrebbe fare ammenda.