In questi giorni si è aperta la partita dei vertici Ue. Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, stiamo andando verso un nuovo assetto che in realtà è la fotocopia di quello vecchio?
“Queste trattative europee mi ricordano la politica consociativa degli anni ’80 con il pentapartito: sono quanto di più lontano dal sentire dei cittadini. Si parla solo di posti e caselle da riempire, manca una visione su come vorremmo che l’Ue fosse fra cinque anni. Dobbiamo affrontare sfide enormi, dalla guerra in Ucraina alla stagnazione economica eppure mancano le proposte. Il mood che vedo oggi a Bruxelles è quello del tirare a campare senza nessuna ambizione. Questo modo di far politica rischia di allontanare ancora di più i cittadini dall’Europa e di alimentare ulteriore sfiducia e astensionismo”.
Da una parte ci sono gli sconfitti del voto, da Scholz a Macron, che vogliono dare le carte. Riusciranno a prevalere gli interessi tedeschi e francesi in Ue?
“Da un certo punto di vista capisco che Scholz e Macron vogliano fare muro contro l’estrema destra e cerchino di riunire tutte le forze europeiste. Quello che manca però a questo tentativo è la capacità di creare una politica realmente alternativa a quella delle destre. Per fare qualche esempio il Patto asilo e migrazione è stato votato dai Socialisti e da Ecr, il gruppo della Meloni, la riforma del Patto di Stabilità pure. Condividono persino la politica estera. Adesso formalmente i gruppi politici di Scholz e Macron non vogliono più aver a che fare con loro, ma hanno votato insieme le principali riforme della scorsa legislatura. Lasciare fuori dalla porta la destra non ha senso se poi ti ritrovi in casa politiche di destra”.
Dall’altra ci sono i vincitori, a partire da Meloni, che voleva scardinare il vecchio modello Ue ma oggi tenta di mettersi d’accordo con gli sconfitti: cerca di evitare l’isolamento o è solo in difficoltà non riuscendo a contare quanto vorrebbe?
“Giorgia Meloni oggi ha un problema politico: o accetta il pacchetto delle nomine con i Socialisti e liberali che rimangono comunque determinanti in Consiglio e in Parlamento oppure rimarrà isolata come Orban. In ogni caso il governo italiano ne uscirà comunque spaccato perché già adesso due forze di maggioranza, Forza Italia e Lega, si trovano su sponde europee opposte. L’impressione è che Ursula von der Leyen tema i franchi tiratori nella sua maggioranza e cerchi voti aggiuntivi per compensare le eventuali perdite”.
Proprio per Meloni la partita dei vertici Ue si intreccia con la procedura d’infrazione: il governo ne tiene conto o rischiamo una manovra lacrime e sangue?
“Il Def presentato in aprile già prevede un aggiustamento tra lo 0,5% e lo 0,6% del Pil l’anno, pari a circa 10-12 miliardi di euro, e questo è in linea con le indicazioni presenti nelle nuove regole di bilancio. Il nodo che invece andrà sciolto è quello di come verranno trovate queste risorse. Mancano inoltre le coperture per le politiche di bilancio finora considerate prioritarie dalla maggioranza, come la conferma del taglio del cuneo fiscale che da solo pesa per altri 10 miliardi. Il rischio che corriamo è quello di tagli draconiani alle politiche sociali e alla sanità o lo strozzamento degli investimenti produttivi. Gli ultimi dati Svimez vanno letti con molta attenzione: non è vero come dice la maggioranza che il Sud cresce più del Nord, è invece il Nord ad essere fermo perché si è esaurita la sua spinta di innovare e il sistema produttivo è stato abbandonato con la cancellazione di Industria 5.0. Senza investimenti le nostre imprese non potranno restare al passo con le loro concorrenti nelle transizioni energetica e digitale”.
Come vanno le trattative per l’ingresso M5S in un gruppo?
“Il gruppo è la nostra priorità adesso. Abbiamo tenuto in questi giorni interlocuzioni informali con gruppi e delegazioni tutte del campo progressista. Nei prossimi giorni faremo le nostre valutazioni e insieme al presidente Conte sceglieremo la soluzione più congeniale ai nostri valori”.
E siete disposti a votare un bis di von der Leyen?
“Se lei dovesse inserire nel programma il finanziamento di misure di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza europeo, o se mettesse sul tavolo una soluzione negoziale seria che possa contribuire a fermare la guerra in Ucraina saremmo disposti a prendere in considerazione un voto favorevole. Tuttavia, dubito che questo avverrà e temo, piuttosto, che prevarranno degli orientamenti che lentamente trasformeranno l’economia europea in una economia di guerra.. Noi vogliamo costruire l’Europa sociale e cambiare radicalmente questo approccio liberista e guerrafondaio”.