Da un lato, le pressioni dei familiari degli ostaggi ancora in mano ai terroristi di Hamas che, invadendo le piazze di Israele, stanno chiedendo di arrivare al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza; dall’altro, le tensioni nel governo di Tel Aviv che stanno levando il sonno a Benjamin Netanyahu. Stretto tra due fuochi, il primo ministro dello Stato ebraico ha sorpreso tutti annunciando la decisione di sciogliere il gabinetto di guerra, composto da sei membri, ma da cui si erano dimessi pochi giorni fa sia il ministro Benny Gantz sia il collega Gadi Eisenkot, così da accentrare il potere nelle sue mani, con le decisioni più rilevanti del conflitto che verranno discusse con altri funzionari competenti durante incontri ad hoc.
Una mossa che serve a Netanyahu soprattutto per disinnescare le richieste dei ministri dell’estrema destra, ossia quello delle finanze Bezalel Smotrich e quello della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che avevano chiesto di subentrare a Gantz e Eisenkot. Un’eventualità che preoccupava non poco il primo ministro di Israele, terrorizzato dall’idea che il loro ingresso nel gabinetto di guerra avrebbe sensibilmente peggiorato le tensioni con l’Unione Europea e gli Stati Uniti di Joe Biden, entrambi da tempo impegnati per una de-escalation del conflitto, ma soprattutto avrebbe fatto levitare la tensione al confine nord con i miliziani di Hezbollah, visto che sia Smotrich sia Ben-Givir da settimane spingono per estendere il conflitto al Libano.
Monta la protesta contro Netanyahu
Ma a togliere il sonno a Netanyahu c’è anche la sacrosanta posizione dei familiari dei prigionieri israeliani ancora in mano ai terroristi di Hamas. Famiglie che hanno annunciato “la settimana del disordine”, come da loro stessi ribattezzata, coinvolgendo tutte le forze che si oppongono al governo di Tel Aviv.
Tensioni che sono sfociate con i manifestanti antigovernativi che hanno bloccato, per il secondo giorno consecutivo, una serie di autostrade e arterie stradali dello Stato ebraico, chiedendo a gran voce sia di acconsentire a un accordo con Hamas per chiudere le ostilità a Gaza sia di convocare nuove elezioni. Sette giorni di protesta in cui i manifestanti, oltre a bloccare strade e autostrade, organizzeranno anche proteste di piazza in tutte le principali città di Israele e daranno il via a un’ondata di scioperi.
Le fibrillazioni nel governo Netanyahu
Come se non bastasse, Netanyahu da domenica è letteralmente ai ferri corti con i vertici dell’esercito che hanno annunciato una “pausa tattica” quotidiana, da tenere esclusivamente nel sud della Striscia di Gaza, al fine di permettere il passaggio degli aiuti umanitari internazionali. Una decisione che era stata criticata dall’ufficio del primo ministro, che l’aveva definita “inaccettabile”, affermando anche che non ne sapevano nulla. Peccato che l’esercito aveva risposto per le rime affermando che in realtà il governo Netanyahu era stato informato.
Fibrillazioni interne allo Stato ebraico su cui è intervenuto a piedi uniti Yair Netanyahu, figlio del primo ministro israeliano, lanciando pesanti ombre sui vertici militari: “Cosa stanno cercando di nascondere? Se non c’è stato tradimento, perché hanno così tanta paura che soggetti esterni e indipendenti controllino cosa è successo?”.
Polemiche a parte, l’annunciata “pausa tattica” dell’esercito israeliano sembra essere rimasta solo su carta, visto che le operazioni militari vanno avanti tanto a Gaza, dove in un raid sono morte altre sei persone, tra cui un bambino, quanto a Rafah, dove, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, due persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano.