di Carmine Gazzanni
Tanti i casi di “rinvii-record” in Italia. Oltre a quello di Vibo fa discutere anche quanto sta accadendo a Bari dove, a fine ottobre, sono stati rinviati per la quarta e terza volta due processi, entrambi sulla gestione della sanità pugliese, che sono balzati illo tempore sulla cronaca nazionale: il primo vede tra gli imputati il parlamentare Pd Antonio Decaro, il secondo Gianpaolo Tarantini. Le cose non cambiano salendo per lo stivale. A Tivoli diversi procedimenti sono stati spostati di ben otto mesi. Colpa dei tanti posti vacanti: per ben 13 mesi, d’altronde, è stato vacante anche il posto di presidente di tribunale. In Abruzzo, precisamente a Lanciano, i processi riprenderanno in primavera, tra otto mesi. A L’Aquila pochi giorni fa si è tenuta la prima udienza per il processo all’ex rettore Ferdinando Di Orio su affitti gonfiati di alcuni immobili. Ma è stato immediatamente rinviato tra quattro mesi: mancava il pm. Salendo al Nord le cose sono esattamente uguali: a Gorizia, per dirne una, è saltato per la seconda volta il processo per la morte del cestista Matteo Molent deceduto otto giorni dopo un arresto cardiaco che lo aveva colpito durante una gara di campionato. Stessa sorte tocca spesso anche a processi di mafia. A Salerno è stato rinviato di ben otto mesi il processo in appello che vede tra i 25 imputati anche il boss della ‘ndrangheta Antonio Mancuso di Limbadi. In Sardegna il processo sul disastro ambientale a Quirra è saltato soltanto pochi giorni fa a giugno 2014.