Se non fosse ancora chiaro a tutti, tanto l’esercito di Israele quanto i terroristi di Hamas – e altri sei gruppi armati a esso collegati – hanno commesso “crimini di guerra” in questi otto mesi di sanguinosa battaglia nella Striscia di Gaza. A sostenerlo è la Commissione d’inchiesta indipendente, voluta dalle Nazioni Unite e presieduta da Navi Pillay, secondo cui “è imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini, nessuno escluso, siano chiamati a risponderne”.
Per gli investigatori dell’ONU, Israele deve fermare immediatamente le operazioni militari e gli attacchi a Gaza, compreso l’assalto a Rafah, che è costato la vita a centinaia di civili e ha nuovamente sfollato centinaia di migliaia di persone, esattamente come “Hamas e i gruppi armati palestinesi devono cessare immediatamente gli attacchi missilistici e rilasciare tutti gli ostaggi. La presa di ostaggi costituisce un crimine di guerra”.
“Da Israele e Hamas, crimini di guerra e indicibili violenze”, ecco l’esito della Commissione d’inchiesta dell’Onu sulla guerra in Medio Oriente
Sterminata la lista di abusi che sono stati documentati dal lavoro della Commissione. Per quanto riguarda le autorità israeliane, queste sarebbero responsabili dei crimini di guerra quali “la fame come metodo di guerra, l’omicidio o l’uccisione intenzionale, l’attacco intenzionale contro civili e beni civili, il trasferimento forzato, la violenza sessuale, la tortura e trattamenti inumani o crudeli, la detenzione arbitraria e gli oltraggi alla dignità personale”. Inoltre, Israele ha imposto un “assedio totale”, che equivale a una punizione collettiva. Nei confronti dei terroristi di Hamas e delle altre formazioni collegate, in relazione all’attacco del 7 ottobre in Israele, il rapporto della Commissione rileva che i miliziani palestinesi “sono responsabili dei crimini di guerra di attacchi diretti contro civili, omicidio o uccisione volontaria, tortura, pratiche inumane o crudeli maltrattamenti, distruzione o sequestro di beni di un avversario, oltraggi alla dignità personale e presa di ostaggi, compresi bambini”.
E ancora: “Membri di gruppi armati palestinesi, in alcuni casi aiutati da palestinesi in abiti civili, hanno deliberatamente ucciso, ferito, torturato, preso ostaggi, compresi bambini, e hanno commesso violenze sessuali e di genere contro civili e contro membri delle forze di sicurezza israeliane, alcuni dei quali erano fuori combattimento”. Per quanto riguarda gli stupri, il rapporto della Commissione ha identificato “modelli indicativi di violenza sessuale” che lasciano pensare al fatto che “non si trattava di incidenti isolati” ma di un modus operandi ben strutturato. Davanti a questo atto di accusa, il governo di Benjamin Netanyahu non ha tardato a rispondere. L’ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite, Meirav Eilon Shahar, ha subito accusato la Commissione d’inchiesta di “discriminazione sistematica anti-israeliana”, “dimostrando che le sue azioni sono tutte al servizio di un programma politico ristretto contro Israele”.
Negoziati di pace in stallo, per Blinken la colpa non è di Israele
Intanto la situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare visto che i negoziati di pace al Cairo sembrano arrivati a un punto morto. In queste ore, a fare rumore sono le parole del segretario di Stato degli USA, Antony Blinken, che durante una conferenza stampa con il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani a Doha, ha accusato i terroristi palestinesi di stare sabotando l’accordo: “Hamas ha proposto numerose modifiche alla proposta che era sul tavolo. Alcune modifiche sono realizzabili, altre no”.
Dichiarazioni molto amare perché, spiega il diplomatico statunitense, “l’accordo rifiutato” dai miliziani “era praticamente identico alla proposta avanzata da Hamas il 6 maggio, un accordo sostenuto da tutto il mondo e che Israele ha accettato”. Proprio per questo “Hamas avrebbe potuto rispondere con una sola parola: Sì. Invece, Hamas ha aspettato quasi due settimane e poi ha proposto ulteriori cambiamenti, molti dei quali vanno oltre le posizioni prese e accettate in precedenza. Di conseguenza, la guerra che Hamas ha iniziato il 7 ottobre con il suo barbaro attacco contro Israele e i civili israeliani, continuerà”.
In tutto questo, a preoccupare è ancora una volta il confine con il Libano dove le forze di Netanyahu hanno sferrato un duro attacco, uccidendo l’alto comandante di Hezbollah Sami Abdallah e altri tre ufficiali, a cui ha risposto il movimento libanese con il lancio di oltre 160 razzi verso Israele. Un’escalation che di ora in ora rischia di sfociare in un’offensiva di terra da parte dell’esercito di Tel Aviv, cosa tra l’altro già paventata nei giorni scorsi da Netanyahu, che potrebbe portare a un’escalation incontrollata del conflitto.