Per dare un’idea della situazione, che da fuori potrebbe sembrare perfino malafede, occorre tornare alle parole di lunedì del ministro agli Esteri Antonio Tajani che a proposito di Ilaria Salis appena eletta europarlamentare nelle liste di Alleanza verdi sinistra aveva detto testualmente: “Io non ho l’autorità di far liberare” Ilaria Salis. “Tocca a noi e al Parlamento europeo notificare all’autorità ungherese l’elezione di Salis a deputato europeo poi dovrà essere soprattutto il Parlamento europeo a intervenire perché ci sia la possibilità per lei di partecipare all’Assemblea”.
Per Tajani “tocca a noi e al Parlamento europeo” notificare alle autorità ungheresi l’elezione di Ilaria Salis a deputato europeo
Secondo Tajani ci sarebbe da aspettare almeno un mese prima di poter confezionare qualsiasi comunicazione ufficiale. Attenzione: un mese di detenzione di Ilaria Salis non è propriamente una passeggiata. Si tratta di una detenzione in un’Ungheria piuttosto labile nel rispetto dei diritti, scontando gli arresti domiciliari a un indirizzo che è stato reso pubblico in fase processuale e che gira tra le chat di estremisti che promettono vendetta.
Roberto Salis, padre di Ilaria, ieri ha detto che il giudice “ha dichiarato ai nostri avvocati ungheresi che per terminare la detenzione domiciliare è sufficiente che arrivi una comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti italiane, nella fattispecie il ministro degli Esteri e il ministro dell’Interno, che attestino l’avvenuta elezione”. Quindi, secondo il padre di Ilaria, Tajani avrebbe l’autorità di far liberare sua figlia. Eppure sembra che la melina continui. Solo che adesso non si tratta più di una vicenda personale, è roba che porta la firma di 170 mila italiani.