Se c’è un risultato evidente di queste elezioni europee è che i cittadini hanno rispedito al mittente la deriva bellicista dei Paesi Ue, bocciando i suoi principali interpreti, ossia Emmanuel Macron e Olaf Scholz, che, dopo averla sostenuta in lungo e in largo durante la campagna elettorale, sono stati sonoramente bastonati dalle urne. Un verdetto che l’Italia sembra ignorare, visto che a ventiquattro ore dal voto il governo di Giorgia Meloni è tornato a indossare l’elmetto e, come niente fosse, ha annunciato che a breve verrà approvato un nuovo pacchetto di armi per l’Ucraina. È vero che in campagna elettorale le forze di maggioranza, ad eccezione della Lega (leggi articolo a pagina 3), hanno sapientemente marginalizzato il tema del supporto all’Ucraina, ma ciò non toglie che questa decisione appare in netto contrasto con quanto chiesto dagli europei e quindi anche dagli italiani.
In campagna elettorale avevano fatto sparire il tema della guerra dal dibattito pubblico
Ad annunciare questa decisione, che comunque era nell’aria da tempo, è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso di una lunga intervista a Repubblica. Il co-fondatore di Fratelli d’Italia, parlando a tutto tondo, ha esordito bacchettando il segretario del Carroccio perché “non mi sarei mai comportato come lui per strappare qualche voto in più”, osservando anche che “persone del suo partito hanno inventato cose non dette dal ministro della Difesa sull’ipotesi di inviare militari in Ucraina”. “Detto questo, fare parte di un’alleanza di governo non significa avere uguale stima per tutti quelli che ne fanno parte”, ha aggiunto prima di annunciare che, a proposito delle armi per l’Ucraina, “è pronto un nuovo invio che sarà approvato nei prossimi giorni”.
Appena chiuse le urne il governo del fine guerra mai torna in trincea. Con l’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev
Un pacchetto di armi di cui, assicura, “relazionerò al Copasir e sono certo che nessuna forza di maggioranza avrà nulla da dire o criticare”. Chi sicuramente non obietterà nulla è il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che durante la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, ha confermato il supporto incondizionato dell’Italia all’Ucraina di Volodymyr Zelensky: “Posso annunciare un nuovo pacchetto di aiuti a favore dell’Ucraina, da 140 milioni di euro per iniziative sulle infrastrutture, sulla salute, sul settore umanitario, sull’agricoltura, sullo sminamento. È l’ultima decisione del governo italiano”. E parlando di armi, ha aggiunto: “Prima di tutto sono d’accordo con Dmytro Kuleba (ministro degli Esteri dell’Ucraina, ndr) quando dice che la prima strategia per la ricostruzione dell’Ucraina è proteggere le infrastrutture e gli edifici con la difesa aerea. Per questo voglio informarvi che l’Italia è pronta a inviare un nuovo pacchetto militare con Samp-T per la difesa aerea di Kiev”.
Conte: “Le armi che mandiamo in Ucraina non sono tracciabili, i cittadini non sanno nulla di quante ne inviamo e della tipologia”
Del contenuto del nono pacchetto di armi, come sempre da due anni a questa parte, non si sa granché. Questo perché, malgrado Crosetto nei giorni scorsi avesse raccontato di stare ragionando sulla possibilità di renderlo pubblico, almeno in parte, ad oggi permane il segreto di Stato e difficilmente le cose cambieranno nei prossimi giorni. Una situazione che viene da tempo contestata dal Movimento 5 Stelle e soprattutto dal leader Giuseppe Conte che, in ogni occasione possibile, fa notare come “le armi che mandiamo in Ucraina non sono tracciabili, i cittadini non sanno nulla di quante ne inviamo, dei quantitativi e della tipologia”. Una mancanza di trasparenza che, secondo quanto dichiarato dall’ex premier, rischia di peggiorare visto che “Crosetto sta portando in Parlamento una modifica alla legge 185/1990, che ha posto paletti per non inviare armi a Paesi in guerra e per assicurare la massima trasparenza nella vendita. Vogliono rendere ancora più opaco il sistema”.
Sempre Conte ha aggiunto che “noi del Movimento 5 Stelle diremo sempre no a un ulteriore invio di armi, noi siamo per negoziati di pace ed è una follia investire in armamenti e in questa corsa al riarmo”, aggiungendo, a scanso di equivoci, che “all’inizio abbiamo appoggiato i primi invii di armi perché era necessario. Ma qui ora c’è un’escalation e una volta che hai scelto di assecondare Washington e Londra non puoi più far nulla, al massimo puoi avere un bacio in fronte da Biden”.
LA PROFEZIA
È risultata a dir poco profetica, invece, la vice presidente del Senato, Mariolina Castellone (M5s), che prima delle europee su Facebook aveva scritto: “Noi non crediamo nel pacifismo da campagna elettorale di questa maggioranza che dice di voler scongiurare un’escalation militare e poi continua ad aumentare gli investimenti in armi da inviare a Kiev. Più spese in armamenti vuol dire meno soldi da spendere in sanità pubblica, istruzione, infrastrutture”.