In ballo non c’era solo il Parlamento europeo. In gioco in questa tornata elettorale c’era anche il destino politico di circa 3700 comuni. I capoluoghi di Regione chiamati alle urne erano sei (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia, Potenza) e 23 i capoluoghi di provincia (Ascoli Piceno, Avellino, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli e Vibo Valentia). Scontata la vittoria in Piemonte del centrodestra – dove il governatore uscente Alberto Cirio di Forza Italia ha avuto la meglio sulla dem Gianna Pentenero, che non ha potuto contare sull’appoggio del M5S che ha scelto di correre da solo con Sarah Disabato (in lizza c’erano anche la consigliera regionale Francesca Frediani di Unione Popolare, e l’avvocato Alberto Costanzo) – il centrosinistra è avanti in diverse città: Bari, Firenze, Perugia. Che andranno al ballottaggio. Mentre conquista Cagliari, Bergamo, Pesaro e quasi tutti i comuni romagnoli al primo turno.
Elezioni comunali, l’incognita
A Bari, dove il M5S ha corso da solo con un proprio candidato, l’avvocato Michele Laforgia, l’aspirante sindaco del Pd, Vito Leccese, oscilla tra il 48 e il 49% dei consensi e dovrebbe giocare la partita del ballottaggio con il 36enne leghista Fabio Romito, forte di circa il 30-31% delle preferenze e del sostegno di tutta la coalizione di centrodestra. A Lecce, invece, dove il M5S ha sostenuto il candidato del Pd, il sindaco uscente Carlo Salvemini, è la candidata del centrodestra unito Adriana Poli Bortone ad arrivare in vantaggio (poco sotto il 50%) al ballottaggio.
Tornando a Bari Laforgia, sostenuto principalmente da M5s, Sinistra italiana e alcune liste in cui ci sono ex Pd, ha incassato tra il 20 e il 21% dei consensi. Voti che, secondo gli accordi, dovrebbe portare in dote a Leccese in caso di ballottaggio. A Bari la scelta di rompere il fronte del centrosinistra e dire no alle primarie per un candidato unico è stata del leader dei pentastellati Giuseppe Conte che ha fatto della legalità la bandiera di questa campagna elettorale. La decisione è stata presa dopo le inchieste giudiziarie che hanno travolto il centrosinistra sia al Comune sia in Regione, che non sono però riuscite a frenare il Pd che ha beneficiato dell’effetto del sindaco uscente Antonio Decaro.
L’effetto Todde alle comunali in Sardegna
L’effetto della vittoria di Alessandra Todde alle regionali di febbraio ha trascinato il voto per le comunali, dimostrando che in Sardegna l’unico esperimento dei giallorossi riuscito in Italia è replicabile. Il centrosinistra con il Movimento 5 stelle si impone in tutte le principali città chiamate a questo turno amministrativo, 27 in tutto i comuni coinvolti nell’Isola. I dati dello spoglio sono ancora ufficiosi, ma quelli raccolti dai vari rappresentanti nei seggi consegnano il successo alla coalizione del campo largo a Cagliari, Sassari e Alghero, scongiurando così il turno di ballottaggio. Colpisce il dato del comune capoluogo, il risultato più atteso di questa competizione con il duello Zedda contro Zedda. Il candidato del centrosinistra Massimo Zedda vola con quasi il 60% delle preferenze, 58,9% nella seconda proiezione commissionata dalla Rai al Consorzio Opinio Italia, lasciando la sfidante del centrodestra Alessandra Zedda inchiodata al 34,6%. Per lui si tratta di un ritorno: era già stato sindaco per due mandati dal 2011 al 2019. Strappa il Municipio al centrodestra dopo 5 anni di governo del meloniano Paolo Truzzu, che si era dimesso prima della scadenza per candidarsi alle regionali, dove però ha prevalso l’avversaria del campo largo.
Campobasso in bilico
A Campobasso vince al primo turno il candidato, Aldo De Benedettis, con il 52% mentre il centrosinistra, con Marialuisa Forte, è al 32 per cento. Il terzo candidato, Pino Ruta, del Cantiere Civico, va ben oltre le previsioni della vigilia ed è intorno al 15 per cento delle preferenze. Uno scenario simile a quello di cinque anni fa, quando il centrodestra nel capoluogo molisano sfiorò la vittoria al primo turno, ma poi al ballottaggio contro i Cinquestelle perse la partita: determinanti furono, allora, i voti degli elettori del centrosinistra, rimasto fuori dal secondo turno. A Termoli, invece, si va verso una netta vittoria al primo turno del candidato del centrodestra, Nico Balice. Il centrodestra si è presentato compatto, mentre il centrosinistra non ha trovato unità ed è sceso in campo con cinque diversi candidati.
Firenze di nuovo al voto
Sarà ballottaggio a Firenze tra Sara Funaro del centrosinistra e il candidato del centrodestra Eike Schmidt. Funaro, per due mandati assessore in Palazzo Vecchio, è avanti con il 43,2% delle preferenze davanti all’ex direttore degli Uffizi che si attesta al 33,2%. Al terzo posto, con largo distacco, Stefania Saccardi, candidata sindaco di Iv, al 7,36%. “Avevamo una situazione all’interno del centrosinistra con tante candidature. Mi pare evidente – ha detto Funaro – che l’indicazione dei cittadini è stata chiara e netta. La terza proiezione ci dà al 44,5%, rispetto ai sondaggi è un dato straordinario. È chiaro che stiamo aspettando i risultati finali ma è altrettanto chiaro che domani si tira una riga e si riparte da zero. Da domani la sfida è tra noi e la destra, lo abbiamo sempre detto e sostenuto”. Schmidt per ora ha preferito non commentare “fino a quando non ci saranno dati statisticamente validi”. Nel centrosinistra in corsa anche Cecilia Del Re, ex assessore nella seconda giunta Nardella, dalla quale è stata allontanata nel marzo 2023: era a capo della lista Firenze Democratica, dopo essere uscita dal Pd in seguito ad uno strappo sulle primarie non concesse. Dopo lunghe trattative mai andate in porto, prima con l’Associazione 11 agosto legata a Tomaso Montanari e poi per un campo largo con il Pd, M5S correva con Lorenzo Masi. A sinistra si presentava Dmitrij Palagi, con Sinistra Progetto Comune (Possibile, Potere al Popolo e Prc), e Firenze ambientalista e solidale. In campo anche Andrea Asciuti, candidato di ‘Firenze Vera’, sostenuta da Indipendenza di Alemanno e Popolo della famiglia. Completavano la rosa tre civici: Francesca Marrazza di ‘Ri-Bella Firenze’. Francesco Zini per Firenze Cambia, e Alessandro De Giuli con Firenze Rinasce.
Sul fino di lana
Testa a testa invece a Perugia governata dal 2019 ad oggi dal centrodestra con Andrea Romizi (FI). Vittoria Ferdinandi, psicologa, 37 anni, sostenuta da una coalizione larghissima che va dal Pd fino ad Azione, ha sfiorato la conquista della città che dal Dopoguerra e fino a 10 anni fa era sempre stata governata dalla sinistra. Tra 15 giorni dovrà vedersela con la rivale Margherita Scoccia (FdI).
Comunali, nuova chiamata per Potenza
Il centrodestra non sfonda a Potenza, dove, per scegliere il candidato sindaco, un po’ a sorpresa, ci sarà il ballottaggio tra Francesco Fanelli (Lega) e Vincenzo Telesca (centrosinistra), che chiederà il sostegno degli altri due candidati del campo progressista, Pierluigi Smaldone (Potenza Ritorna con il M5S) e Francesco Giuzio (Basilicata possibile) per ribaltare un pronostico che sembrava chiuso e che invece ora è apertissimo. Forte dal netto successo alle Regionali di aprile, con il riconfermato governatore Vito Bardi (Forza Italia), nel capoluogo, il centrodestra, nonostante il passo indietro dell’uscente Mario Guarente (Lega) a pochi giorni dalla presentazione delle candidature, puntava su una vittoria già al primo turno. Invece, la prima proiezione e i primi dati reali hanno chiaramente fornito l’indicazione che il dirigente della Lega (sostenuto da sette liste, con all’interno diversi esponenti anche di Azione e Italia Viva, come successo per Bardi) non sarebbe riuscito a superare il 50%, attestandosi intorno al 42-43%. Positivo il primo turno di Telesca (sostenuto da cinque liste e dalla maggioranza del Pd, ma senza il simbolo dei dem), che potrebbe chiudere anche sopra il 30%. Decisive, per il ballottaggio, saranno le decisioni di Smaldone (intorno al 15%) e Giuzio (intorno all’8%) se appoggiare o meno Telesca.
Comunali, le elezioni al primo colpo
Tra i capoluoghi di provincia spiccava la partita che si giocava a Bergamo. Elena Carnevali, ex deputata Pd, è il primo sindaco donna di Bergamo. Che ha festeggiato nel quartier generale del centrosinistra in centro città insieme al predecessore Giorgio Gori, eletto europarlamentare. “Sono sicuro che lavorerà bene per la nostra città” le ha riconosciuto Andrea Pezzotta, avvocato candidato del centrodestra, quando ancora lo spoglio non era finito ma Carnevali superava il 54% contro il suo 42 e il 2,95 di Vittorio Apicella del Movimento 5 Stelle.
Se Ascoli Piceno si conferma a guida centrodestra al primo turno, con Marco Fioravanti, Pesaro con lo schieramento del campo largo di centrosinistra legittima Andrea Biancani, vice presidente del Consiglio regionale delle Marche, a succedere a Matteo Ricci, neo parlamentare europeo con il Pd. Almeno questa è la tendenza per due delle tre città capoluogo al voto nelle Marche.
Stravince il campo larghissimo dove viene messo in piedi in Emilia-Romagna. Come a Modena, dove Massimo Mezzetti è diventato sindaco con il 64% e a Cesena dove l’uscente Enzo Lattuca è stato confermato con il 65%. Ma l’alleanza larga ha funzionato anche a Reggio Emilia (eletto Marco Massari) e in altri Comuni più piccoli, ma comunque significativi come Carpi, Fidenza, Cervia. Il ‘modello Modena’ è già quello indicato negli ambienti del Pd per non correre il rischio di perdere la propria regione simbolo: individuare un candidato che metta d’accordo tutti e che è riuscito a mettere insieme Pd, Avs, M5s, Azione, Italia Viva e +Europa. Farlo in Regione è ovviamente più complicato, ma la strada è tracciata e se l’operazione andasse in porto, stando ai risultati delle Europee, il centrosinistra partirebbe con un vantaggio teorico di 15 punti.
Nota stonata è Ferrara. Il leghista Alan Fabbri, che cinque anni fa riuscì nella storica impresa di strappare la città al governo della sinistra che durava dal dopoguerra, è stato confermato dai suoi cittadini con una vittoria larga al primo turno. La situazione di Forlì è rimasta più a lungo in bilico delle altre: il sindaco uscente di centrodestra, Gian Luca Zattini, che, insieme ai suoi colleghi, si è trovato a gestire l’alluvione dell’anno scorso e tutte le polemiche che ne sono seguite, ha superato di pochi decimali la soglia del 50%. Oltre a quello dei partiti di Fdi, Lega e Forza Italia con cui ha governato negli ultimi cinque anni, Zattini ha ricevuto anche il sostegno di Azione e Italia Viva. Il candidato del Pd Graziano Rinaldini, sostenuto anche da Avs e M5s, ha sperato fino alla fine nel ballottaggio, poi ha riconosciuto la sconfitta.