Stai a vedere che il crollo del fronte bellicista, sancito dai cittadini europei che evidentemente sono stufi di guerre e tragedie, rischia di concludersi in un nulla di fatto. Già, perché davanti a risultati tanto disastrosi e malgrado un possibile terremoto politico, il punto fermo della prossima legislatura, incredibile ma vero, sembra essere ancora Ursula von der Leyen che, come affermato a lungo durante la campagna elettorale, punterà a rafforzare ancora di più la sicurezza dell’UE e il sostegno all’Ucraina di Volodymyr Zelensky.
Gli europei votano per il pacifismo ma Ursula vede il bis e conferma che con lei l’Ucraina verrà supportata a oltranza
A farlo pensare è che, nonostante la marea nera che si è abbattuta sull’Europa, alla fine la maggioranza che sostiene von der Leyen ha sostanzialmente retto il colpo. Questo perché il Partito Popolare Europeo (PPE), guidato da Manfred Weber e di cui la presidente uscente della Commissione UE è il nome di punta proposto come vertice dell’UE, ha ampiamente dominato le europee e con Socialisti, Renew Europe e Verdi, appare come l’unica coalizione possibile in quanto, dati alla mano, può contare su 403 seggi sui 361 necessari.
Sul vertice della Commissione UE, ha detto il leader di Forza Italia e membro di spicco del PPE Antonio Tajani, “saranno i capi di Stato e di governo a fare una valutazione. Ursula von der Leyen è il candidato del PPE al Consiglio, è un’indicazione politica, non c’è un vincolo giuridico. Ancora è troppo presto”.
Insomma, i giochi non sono fatti, ma il PPE sa di avere il coltello dalla parte del manico e, sempre il vicepremier italiano, in conferenza stampa e a una precisa domanda su un eventuale accordo con AfD e i partiti di destra, ha sottolineato che il partito “ha una posizione molto chiara: sono favorevole a un accordo popolari, conservatori, liberali. Il dibattito è aperto. L’unica cosa certa è che il PPE è il primo partito ed esce rafforzato dalle elezioni”.
La posta in gioco è alta
Che la posta in gioco sia alta e che i margini di trattativa all’interno della “coalizione Ursula” siano risicati, lo si capisce dal fatto che perfino i Verdi, da tempo sul piede di guerra contro von der Leyen per via del suo continuo impegno su tematiche come Difesa e Sicurezza anziché su Ambiente e Transizione ecologica, non sembrano avere nessuna intenzione di creare frizioni.
A lasciarlo intendere molto chiaramente è stato il capogruppo dei Verdi, Philippe Lamberts, che ha commentato i risultati di queste europee affermando: “Se vogliamo che la terra continui a essere abitabile per gli umani, il Green Deal deve potenziarsi e se vogliamo che la società sia più sicura per tutti, le forze democratiche devono unirsi come mai prima. Per noi è importante il programma, non la persona. Per noi è fondamentale l’approfondimento del Green Deal e il rafforzamento della democrazia europea. E spero che ciò sia al centro di quanto von der Leyen intenderà raggiungere, se il Consiglio la presenterà per il secondo mandato. Abbiamo bisogno di vedere l’impegno per sostenerla”.
Malgrado il voto degli europei, nulla cambierà
Quello che ne deriva è che il voto contrario alla deriva bellicista di Bruxelles, espresso senza sé e senza ma dai cittadini europei, rischia di restare lettera morta. Questo perché, oltre al più che probabile bis di Ursula, l’altra partita fondamentale per decidere le sorti dell’Europa è quella dei Commissari.
Ma questi ultimi non vengono scelti dai cittadini, bensì dai singoli Stati membri che, quindi, potranno tirare dritto continuando a piazzare personalità che, c’è da scommetterci, di certo non scombussoleranno la politica europea che quindi continuerà a supportare l’Ucraina contro la Russia di Vladimir Putin come se nulla fosse.