Sembra proprio che Jens Stoltenberg, dicendo che non vede rischi di una guerra tra Paesi Nato e Russia, abbia preso un granchio. Questo perché siamo indubbiamente in una fase di alta tensione, in larga misura incentivata proprio dalle richieste del segretario generale della Nato che ha spinto gli alleati a fornire il via libera all’Ucraina a colpire sul suolo russo. Tale tensione, però, sta ricevendo un ulteriore sprint a seguito delle dichiarazioni del presidente della Francia, Emmanuel Macron, che ha siglato un accordo con Volodymyr Zelensky per forniture militari quantificate in 650 milioni di euro e deciso sia di fornire i caccia di quarta generazione Mirage – prodotti a Parigi e dintorni – e sia di addestrare un’intera brigata di soldati ucraini dotati di tutto l’equipaggiamento francese.
Ma non è tutto. Per il futuro, il leader dell’Eliseo ha detto anche di “non poter escludere” l’invio di soldati francesi in territorio ucraino, aggiungendo, però, che l’eventuale decisione verrà presa “collettivamente”. Del resto, ricorda Macron, l’ipotesi è da tempo sul tavolo e se ne sta discutendo a Bruxelles perché, a suo dire, “dobbiamo chiederci se questo possibile invio di truppe è da considerare un fattore di escalation e la risposta è no”. Parole che non sono sfuggite al Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che ha lanciato pesanti accuse, sostenendo che l’inquilino dell’Eliseo “dichiara che la Francia è pronta a partecipare direttamente al conflitto militare in Ucraina”.
A suo dire, “dato che la Francia è un membro della NATO, un membro dell’Unione Europea, un grande Stato, consideriamo queste dichiarazioni molto, molto provocatorie, perché alimentano le tensioni sul continente e non favoriscono nulla di positivo”. Tensioni che continuano a crescere anche a seguito delle dichiarazioni del ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, che ha detto di “non escludere la possibilità che l’Ucraina possa colpire degli obiettivi militari in Bielorussia”, a cui ha risposto la portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, affermando che “la Russia considererà qualsiasi attacco contro il territorio bielorusso come un’aggressione al proprio, con tutte le relative conseguenze”.
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Insomma, davanti alle dichiarazioni di Parigi, Vilnius e Mosca, sembra quanto meno discutibile la sicurezza di Stoltenberg, che aveva detto di non vedere “alcun pericolo di un attacco imminente contro qualsiasi alleato NATO”, prima di scagliarsi contro l’idea, paventata dal governo della Germania di Olaf Scholz, “che ci sia una sorta di conto alla rovescia verso la prossima guerra è sbagliata”. Peccato che in Europa siano in molti a pensare che la situazione stia sfuggendo di mano.
Tra i più battaglieri c’è Marine Le Pen, la leader del Rassemblement National, che, complice il clima della campagna elettorale, ha sferzato l’inquilino dell’Eliseo sostenendo che “si ha la sensazione che Macron abbia voglia di una guerra”, poiché “fa di tutto per tentare di aggravare la pressione che potrebbe comportare domani un’escalation”. “Lui non deve invadere le elezioni per chiamare a votare contro questo o quello, io invito i francesi a porgli dei limiti” per evitare il coinvolgimento della Francia nella guerra in Ucraina, ha concluso la Le Pen. Del tutto diversa la posizione di Zelensky, che ha ringraziato Macron, chiamandolo nel suo discorso “Emmanuel”, per “non aver abbandonato l’Ucraina in un momento decisivo”.
Il leader di Kiev, durante le commemorazioni dello sbarco in Normandia, si è lasciato andare a un parallelismo con il D-Day, affermando che “un giorno potremo vedere gli aerei nel cielo come in Normandia. Sentire che l’Ucraina resiste al male ha unito fra loro tante persone in Francia, i cuori francesi ci hanno augurato coraggio e io ringrazio le famiglie francesi. Possiamo contare sul vostro sostegno, sulle vostre armi, sulla vostra formazione”.