Sul flop degli extraprofitti bancari c’è chi non si rassegna. Mentre elargisce una mancia elettorale, o elemosina di Stato che dir si voglia, rifinanziando a due giorni dal voto la social card spendibile però da settembre e valida per appena tre mesi, il governo Meloni continua a rinviare le decisioni sui veri problemi che attanagliano la vita delle persone: salari bassi, affitti e mutui alle stelle, bollette salate, prezzi della benzina fuori controllo e una sanità che è diventata un bene di lusso.
Il motivo? È che non c’è un euro in cassa. Ma la verità è che le destre preferiscono fare cassa sui poveri e sui pensionati, tagliando risorse ai Comuni, invece di aggredire i poteri forti e di prendere i soldi da chi li macina. Dalle banche per esempio. Ma c’è chi si oppone a questo andazzo.
L’iniziativa dell’Adusbef sugli extrprofitti bancari
Una class action nei confronti di alcune banche sulla vicenda degli extra-profitti è stata preannunciata da Adusbef in una conferenza stampa a Palazzo Madama cui hanno partecipato i capigruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, e alla Camera, Francesco Silvestri, il presidente e il fondatore di Adusbef, Antonio Tanza ed Elio Lannutti, il professore di diritto commerciale all’Università di Salerno, Alessio Di Amato, e il professore di diritto costituzionale all’Università di Genova, Daniele Granara.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispondendo l’8 maggio al question time alla Camera a un’interrogazione dei pentastellati, ha ammesso che a oggi “non risultano essere pervenuti versamenti con riferimento all’imposta in esame”. Vale a dire zero euro dalla tassa sugli extraprofitti delle banche.
Eppure nell’agosto dello scorso anno, il leader del partito di Giorgetti, Matteo Salvini, a sorpresa, annunciava che il Consiglio dei ministri aveva approvato un “prelievo sugli extraprofitti delle banche”, definendolo una “misura di equità sociale”, limitata solo al 2023.
Tutti gli introiti sarebbero andati, prometteva il vicepremier, in “aiuto per i mutui delle prime case, sottoscritti in tempi diversi rispetto agli attuali, e al taglio delle tasse”. Il leader della Lega indicava poi che lo Stato avrebbe incassato “alcuni miliardi” (le stime si aggiravano intorno ai 2,5).
La premier in persona, Giorgia Meloni, difese la scelta di tassare quelli che definì come “margini ingiusti” delle banche.
Peccato che poi il governo, di fronte alle proteste degli istituti di credito, abbia fatto una penosa marcia indietro, smontando di fatto la misura, ovvero prevedendo la possibilità per le banche di non pagare la tassa purché destinassero un importo pari a due volte e mezzo il suo valore per rafforzare il loro patrimonio.
E tutte le banche ovviamente hanno optato per questa seconda strada.
L’obiettivo della class action appoggiata dal M5S
Per tutti questi motivi l’Adusbef ha promosso una class action davanti al Tribunale delle imprese di Milano contro gli “extraprofitti bancari” legati a quelli che l’associazione definisce “tassi asimmetrici”, significativamente differenti tra depositi e prestiti.
L’obiettivo è “imporre alle banche di adeguare i tassi ad ogni manovra Bce sul costo del denaro, con la finalità di far dichiarare nulli i contratti bancari asimmetrici in applicazione del Testo Unico della legge bancaria”.
Secondo l’Adusbef, le banche scoppiano di utili (43 miliardi di euro nel biennio 2022/23), elargendo decine di miliardi di euro di dividendi ai loro azionisti, mentre decine di migliaia di famiglie, impossibilitate a pagare le rate, quasi raddoppiate dei mutui, costati oltre 33 miliardi in più nel 2023, perdono le case mandate all’asta dalle banche.
Granara ha annunciato che “l’azione è pronta, sarà depositata nei prossimi giorni”. Adusbef ha il pieno appoggio del M5S che ha presentato una proposta di legge a firma di Silvestri che chiede di tassare gli extraprofitti bancari per aiutare chi non riesce a pagare i mutui.
“Intendiamo sottolineare l’importanza di un’azione collettiva nei confronti delle banche che non hanno rispettato ciò che prevede il Testo unico bancario. In una fase, come quella che ci ha preceduto, di incremento immotivato dei tassi di interesse, per contrastare un’inflazione che però non aveva origine nel rapporto domanda-offerta ma nella speculazione sull’energia, l’unico risultato è aver messo in difficoltà milioni di famiglie italiane che non sono in grado di sostenere la rata del mutuo”, ha detto Patuanelli.
“C’erano varie possibilità – ha aggiunto – per contrastare la scelta sbagliata della Bce. Per prima cosa il governo avrebbe dovuto opporsi proprio alla scelta in sé di aumentare i tassi; si sarebbe potuto intervenire accompagnando l’aumento dei tassi sui prestiti con un aumento delle remunerazioni su conti correnti, esattamente il tema della class action di cui discutiamo; si sarebbe dovuto dar seguito a quella norma presentata in conferenza stampa da Meloni e Salvini, che doveva portare a un prelievo sugli extraprofitti bancari. Norma che poi non si è fatta, trasformando la tassa stessa in una barzelletta che ha preso in giro gli italiani”.