Davanti all’accelerazione degli Stati Uniti, della Nato e di mezza Europa nel fornire maggiore supporto a Kiev, l’Italia ha preso le distanze in modo netto, ribadendo che non ha intenzione di inviare addestratori e che permane il divieto di usare le forniture militari di Roma per colpire in Russia. Una posizione frutto di un lungo dibattito parlamentare, spinto per lo più dal Movimento 5 Stelle e dall’Alleanza Verdi e Sinistra, che hanno più volte incalzato il governo di Giorgia Meloni chiedendo di fermare l’invio di armi a Kiev, definito come “surreale” dal ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Il titolare di via Venti Settembre, durante un colloquio con Il Foglio, ha spiegato che “in Italia è tutto surreale. Anche le dichiarazioni di Matteo Salvini sono parte di questo dibattito” lontano dalla realtà e che “forse è legato alla campagna elettorale” per le imminenti elezioni europee. Sempre il ministro, commentando le ultime dichiarazioni del leader della Lega tra elogio a Vannacci e un saluto a Trump, ha spiegato che “il problema è che ormai da mesi il dibattito si è orsinizzato. Ma io, che sono una persona seria, mi rifiuto di orsinizzarmi. I veri bellicisti sono quelli che non vogliono sostenere l’Ucraina. Non vogliamo una ulteriore escalation. Dobbiamo impedire alla Russia di pensare di poter conquistare ogni nazione più debole, altrimenti, dopo l’Ucraina, toccherà a un’altra”.
Il dibattito sulle forniture militari a Kiev infiamma l’Italia
Insomma, il dibattito sull’invio di armi non solo divide la maggioranza dall’opposizione, ma spacca in due anche il governo, dove la Lega, dicendosi contraria a nuove forniture, ha una posizione diametralmente opposta a quella di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Quel che è certo è che tutti i partiti, nessuno escluso, dicono di voler arrivare alla pace, ma a differire è il modo in cui sperano di ottenere questo risultato. Così, anche chi sostiene la necessità di continuare con le forniture militari all’Ucraina, come FdI, FI e Pd, ma anche la Lega, che alla fine della fiera finisce sempre per accordare il proprio consenso, il refrain è sempre lo stesso: tali armi devono essere usate soltanto per scopi difensivi e all’interno dei confini ucraini.
Una rassicurazione molto difficile da verificare. Come si può essere certi che l’Ucraina si attenga a queste disposizioni e dell’utilizzo effettivo che le forze armate ucraine ne faranno una volte ricevute? Per non parlare del fatto che, ancora oggi, le liste di armamenti consegnati a Kiev dall’Italia sono tutelate dal segreto di Stato, sebbene il ministro degli Esteri inglese abbia rivelato che il nostro Paese sta fornendo i missili Storm Shadow che sono tutto tranne che armi ‘difensive’. Anche se Crosetto ha spiegato di stare “riflettendo, come ho detto in Parlamento, sull’opportunità di desecretare parte delle informazioni, come accade in altri paesi. Ma non ho ancora deciso”.
Forniture militari a Kiev, le destre pensano a un nuovo pacchetto di armi ‘difensive’ ma M5S fa notare che nessuno può sapere come verranno impiegate da Zelensky
Sulla questione, la deputata M5S Stefania Ascari a La Notizia ha spiegato che “la propaganda bellicista continua a volerci convincere che la pace si raggiunga con le armi, nonostante questa strategia si sia già mostrata fallimentare su ogni fronte e ci stia portando a un passo da una terza guerra mondiale. Abbiamo dovuto scoprire da un ministro britannico che l’Italia invia a Kiev missili Storm Shadow, a lunga gittata e in grado di colpire in profondità: l’opposto di quello che ci hanno sempre detto i nostri ministri Tajani e Crosetto”. La pentastellata ha poi aggiunto che “se l’obiettivo è trascinarci in una guerra permanente e senza fine, quella che Julian Assange denunciava già anni fa, ci stanno riuscendo, ma non ci dicano che questa sia la strada per la pace. La pace si costruisce solo con la pace e con la diplomazia, portando avanti con perseveranza trattative e negoziati”.
Dello stesso avviso il leader M5S, Giuseppe Conte, che fa notare come “le armi che mandiamo in Ucraina non sono tracciabili, i cittadini non sanno nulla di quante ne inviamo, dei quantitativi e della tipologia”. Una mancanza di trasparenza che, secondo l’ex premier, rischia di peggiorare visto che “Crosetto sta portando in Parlamento una modifica alla legge 185/1990, che ha posto paletti per non inviare armi a Paesi in guerra e per assicurare la massima trasparenza nella vendita. Vogliono rendere ancora più opaco il sistema”.