Colpirne 250 per “educarne” uno. È la filosofia che continua a contraddistinguere la dirigente scolastica dell’ormai famigerato l’Istituto Severi-Correnti di via Alcuino 4. Quell’istituto che mesi fa era assurto agli onori delle cronache per i processi sommari e le punizioni (secondo molti genitori) arbitrare comminate solo ad alcuni studenti, quelli che avevano partecipato all’occupazione.
Allora Preside e ministro Giuseppe Valditara giustificarono la repressione con i 70mila euro di danni lamentati dall’Istituto, sebbene le famiglie interessate non abbiano mai visto documenti ufficiali quali preventivi di spesa, ordini d’acquisto, bandi di gara. Questa volta la dirigente Gabriella Maria Sonia Conte si è ripresa la scena grazie alla circolare emanata lunedì, dopo il ritrovamento di un lavandino rotto nel bagno dei maschi al secondo piano dell’istituto.
La circolare della preside del Severi-Correnti
“Come si può vedere dalla foto allegata, questa mattina è stato compiuto l’ennesimo atto di vandalismo. Se non si dovesse trovare il colpevole entro martedì 4 giugno, tutti gli studenti in indirizzo saranno penaliizati (sic) con il voto di condotta e saranno chiamati a risarcire il danno, che sarà quantificato nei prossimi giorni.”, recita il documento della presidenza.
Ieri nessuno si è fatto avanti. Del resto, i toni utilizzati dalla preside ricalcano perfettamente quelli usati mesi fa, quando aveva invitato i docenti a fare i delatori sui loro studenti che avevano partecipato all’occupazione. I medesimi adoperati nei “processi sommari”, celebrati durante i Consigli di classe. Non c’è da stupirsi quindi se il vandalo (o i vandali) si sia ben guardato dall’assumersi le proprie colpe. Così, come nel caso dell’occupazione, la responsabilità senza un nome – che per il sistema giuridico vigente è personale – è stata arbitrariamente allargata a tutti gli alunni delle 16 classi del secondo piano.
Un padre: “Pensavo fosse Il Lercio…”
“Quando ho letto la comunicazione inviata ai genitori, credevo fosse Il Lercio”, commenta il padre di un allievo, “anche se ormai di questa scuola non mi stupisce più nulla. Al di là del merito, lettere come questa esacerbano gli animi”, continua il papà, “e dimostrano l’incapacità di fondo della dirigente di creare un rapporto con i ragazzi. Inoltre, che messaggio diamo? Se non che la scuola è quel luogo dove vieni punito anche per fatti dei quali non hai colpa…”.
A differenza di quanto accaduto durante la “caccia alle streghe” post-occupazione, questa volta l’Associazione dei Genitori e i rappresentanti in Consiglio di Istituto non hanno sposato le scelte della dirigente. Pur non in maniera ufficiale, l’AdG ha fatto trasparire la propria contrarietà a che il voto in condotta negativo colpisca indiscriminatamente.
Una scuola che crea ansia
“Fa piacere che i membri dell’AdG abbiano mutato atteggiamento rispetto al passato”, fa notare la madre di un altro alunno, “quando erano i nostri figli nell’occhio del ciclone ed erano incolpati a prescindere dei danni lamentati dall’istituto, non hanno minimamente considerato che la responsabilità deve essere individuale. Sarebbe interessante sapere se per caso qualche membro dell’Associazione ha figli la cui classe si trova proprio al secondo piano…”, aggiunge.
E circa la nuova svolta della presidenza, la mamma è altrettanto chiara: “Poche settimane fa ci hanno presentato i risultati di uno studio della Cattolica sui nostri ragazzi, dal quale appariva chiaro che considerano la scuola un luogo che crea ansia e che lamentavano la mancanza di comunicazione ed empatia con gli insegnanti. Uno studio che non deve essere stato né letto, né capito, evidentemente…”.