Sono passati ventotto mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e la pace sembra ancora molto lontana. Anzi, di giorno in giorno, anziché avvicinarsi a una soluzione del conflitto, il mondo appare sempre più vicino a un’escalation dagli esiti imprevedibili. Così, mentre il meeting di pace in Svizzera del prossimo 15 e 16 giugno sembra destinato a essere ricordato come un clamoroso flop – complice l’assenza di Joe Biden, che sarà rappresentato dalla vicepresidente Kamala Harris, di Xi Jinping e dell’India, che invierà “funzionari di secondo piano” – a preoccupare sono le dichiarazioni roboanti e bellicose dell’Occidente.
Dopo una lunga riluttanza a concedere il via libera a Volodymyr Zelensky per usare armi occidentali per colpire il territorio della Russia a causa del timore di un possibile allargamento del conflitto, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sembra aver cambiato idea. Infatti, il leader di Berlino ora si dice “certo che questo (via libera, ndr) non favorirà alcuna escalation perché si tratta solo di essere in grado di difendere una grande città come Kharkiv”.
Una sicurezza che, però, non viene condivisa dal capo della difesa norvegese, il generale Eirik Kristoffersen, che al Telegraph ha sostenuto l’esatto opposto, avvisando che, visti gli ultimi sviluppi, “la Nato ha due o tre anni per prepararsi a un attacco russo”. Insomma, la situazione peggiora a vista d’occhio, ma i leader dell’Occidente, ormai in preda a un delirio bellicista, non sembrano averlo capito.
La guerra in Ucraina viaggia a vele spiegate verso l’escalation e la Norvegia lancia l’allarme: “La Nato ha due o tre anni per prepararsi al conflitto”
Che si rischi un’escalation lo dicono i fatti. Dopo il via libera di Biden per colpire in Russia con armi occidentali, secondo quanto sostiene il Cremlino, l’Ucraina avrebbe già lanciato diversi attacchi con missili americani. Per questo il portavoce del Presidente Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha detto chiaro e tondo che “la Russia oggi è un Paese nemico degli Stati Uniti, così come gli Stati Uniti lo sono per la Russia”.