È un Giuseppe Conte a tutto campo quello intervistato domenica a In Mezz’Ora, su Rai 3. Dalla giustizia, al premierato, fino all’escalation militare, il presidente del Movimento Cinque Stelle non ha usato mezzi termini per bocciare l’operato di Giorgia Meloni e del suo governo.
Sulla giustizia si avvera il piano di Licio Gelli
Quello della separazione delle carriere “è un vecchio piano di Licio Gelli e della P2 che volevano mettere il potere giudiziario sotto il controllo dell’esecutivo. Per questo siamo contrarissimi. Le inchieste danno fastidio ai politici, da sempre, e per questo vogliono anche limitare l’uso delle intercettazioni”, ha attaccato Conte.
“Ai cittadini interessa il miglioramento della giustizia, così come interessa agli imprenditori e agli operatori economici. Per farlo bisogna investire in tecnologia e personale da assumere. Altre strade non servono”, ha aggiunto.
Il premierato ci rende simili alla Russia
Il presidente M5s ha poi bocciato la riforma costituzionale del premierato: “Noi stiamo consegnando ai posteri una riforma, dieci progetti di intervento. Meloni ci porta un premierato che non esiste da nessuna parte del mondo, dicendo che porta più democrazia. Anche in Russia si vota Putin in maniera plebiscitaria, ma non è che in Russia ci sia più democrazia che in Italia”.
Fronte aperto anche contro le banche: “Dicono che i dati dell’economia vanno bene, ma sono risultati di lungo termine. La verità è che le banche ridono, ma i cittadini piangono. C’è una qualità del lavoro che è peggiorata incredibilmente. Le persone stanno male, lo sanno, non arrivano a fine mese”, ha sentenziato Conte.
“Siamo sull’orlo della Terza guerra mondiale”, avvisa Conte
Sul fronte della politica estera Conte boccia il governo e lancia l’allarme per l’escalation militare: “I nostri governanti ci hanno imposto una strategia che prevede l’escalation militare. Siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale, stiamo mandando truppe in Ucraina, accettiamo di colpire obiettivi russi. Se ci avessero ascoltato, ora sul tavolo ci sarebbero tutelati milioni di ucraini molto più efficacemente”.
E, rispondendo in merito al conflitto russo-ucraino, Conte ha sottolineato che “tutti i trattati di pace della storia sono fatti con i nemici e con loro bisogna dialogare”.
Sulla crisi a Gaza, premettendo di non sentirsi “rappresentato da un governo che per tre volte si è astenuto sul riconoscimento dello Stato di Palestina”, nonostante le “migliaia e migliaia di civili, bambini e donne massacrate”, Conte ha auspicato “un cambio di direzione”.
No al ritorno del finanziamento pubblico: “Fate come il Movimento”
Bocciata poi ogni ipotesi di ritorno a finanziamento pubblico dei partiti: “Con il finanziamento pubblico dei partiti aumentavano i furti ai danni dello stato. Noi opponiamo un diverso modello. Noi non abbiamo casi di corruzione perché non accettiamo dagli imprenditori finanziamenti che poi ti condizionano. Poi, con il limite dei mandati non accettiamo che un parlamentare resti lì a coltivare il proprio interesse. Noi abbiamo restituito alla collettività cento milioni. C’è il nostro modello, condividiamolo”, dice.
“Rivendico quel ‘capitalismo infetto’. Il sistema Toti dovrebbe indignare gli imprenditori”
Infine Conte è ritornato su quel “capitalismo infetto” che tanto ha fatto infuriare gli industriali: “Non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Sono sorpreso dalle reazioni di Marcegaglia. Ho parlato di capitalismo infetto e lo rivendico. Mi riferisco al sistema Toti, dove si chiudono nelle segrete stanze per dire all’imprenditore di turno: a te che serve? E poi si creano le condizioni per cui la maggioranza degli imprenditori si dovrebbero indignare di fronte a quella che si chiama concorrenza sleale. Non è solo un illecito. Così, con quella corsia preferenziale, si danneggiano gli altri imprenditori”, ha concluso.