Sembra che né la Corte dell’Aja né la comunità internazionale siano in grado di fermare la furiosa offensiva di Benjamin Netanyahu a Rafah e nel resto della Striscia di Gaza. Una guerra perpetua e ormai a senso unico in cui, malgrado le accuse di genocidio e crimini di guerra piovute su Tel Aviv, continua a seminare morte e distruzione. Anzi, il conflitto in Medio Oriente in queste ore sembra entrato in una nuova e preoccupante fase di escalation, con l’esercito dello Stato ebraico che ha confermato di aver eseguito la prima operazione terrestre nel centro di Rafah, la città al confine con l’Egitto, in cui trovano riparo oltre 1,5 milioni di palestinesi, per dare la caccia a lanciarazzi, pozzi di tunnel e depositi di armi usati da Hamas.
Ma l’offensiva non ha riguardato solo il sud della Striscia, visto che l’agenzia di stampa Wafa ha riportato un pesante raid aereo condotto contro il campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia, dove sono state uccise almeno dodici persone, tra cui due bambini e tre donne. Come se non bastasse, l’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi ha accusato l’esercito israeliano di aver respinto arbitrariamente i camion con gli aiuti umanitari destinati a Gaza e inviati dal Cairo attraverso il valico di Kerem Shalom.
Netanyahu tira dritto con l’offensiva su Rafah e alza la posta in gioco accusando l’Iran di preparare attentati in Europa
Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, sembra lanciare l’ennesima sfida alla comunità internazionale, ignorando il verdetto della Corte dell’Aja che gli ordinava di fermare le ostilità a Rafah e di garantire l’incolumità dei civili, facendo l’esatto opposto. Del resto, le intenzioni di Tel Aviv, supportate dagli Stati Uniti di Joe Biden che si limitano a lievi condanne senza mai affondare il colpo contro il proprio alleato, sono ormai chiare e mirano a continuare a combattere a oltranza.
Che questo sia quanto sta accadendo, lo ha confermato il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano, Tzachi Hanegbi, secondo cui “questo governo non prenderà la decisione di fermare la guerra neanche in cambio della restituzione di tutti gli ostaggi. Dobbiamo continuare a combattere, affinché non si ripeta un attentato come quello del 7 ottobre anche nei prossimi anni”. Parole che hanno mandato su tutte le furie i familiari degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, che hanno risposto ad Hanegbi con pesanti accuse nei confronti del governo Netanyahu: “I prigionieri, e l’intero Stato di Israele, sono stati presi in ostaggio da coloro che preferiscono gli interessi politici ai propri doveri nazionali”.
Parole di fuoco che sembrano suffragate anche dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che, non contento di un clima già più che surriscaldato, ha puntato il dito contro l’Iran della Guida suprema Ali Khamenei, affermando che Teheran sta “pianificando una grande ondata di attacchi in Europa in vista delle Olimpiadi di Parigi 2023 in Francia”.
Netanyahu accusa la Corte dell’Aja di falsificazione
Ma se possibile, sono ancor più indicative le parole di Netanyahu che è tornato a scagliarsi contro il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, reo di aver chiesto un mandato di arresto per crimini di guerra nei confronti del leader di Tel Aviv. Proprio quest’ultimo ha accusato il giudice di aver commesso “diverse falsificazioni” pur di screditare Israele. In particolare, Khan avrebbe fatto un parallelismo sbagliato “tra i dirigenti eletti democraticamente da Israele e il capo di Hamas. È come mettere Al Qaeda e il presidente americano (Joe Biden, ndr) nello stesso processo”.
Poi, parlando di Rafah, ha aggiunto che non intende fare marcia indietro perché lì “ci sono molti battaglioni dei terroristi di Hamas” e, secondo lui, “se Israele non continuerà l’offensiva, allora Hamas riconquisterà rapidamente tutta la Striscia di Gaza”.