Martina Pluda, candidata alle europee M5S: come mai ha scelto di correre per il Parlamento Ue e perché proprio con i 5 Stelle?
“La strategia del presidente Conte di portare in squadra personalità della società civile dà credibilità e concretezza al progetto politico del Movimento 5 Stelle. Dopo anni di battaglie legislative, attivismo e politica apartitica fatta dietro le quinte, ho deciso che era giunto il momento di mettere la mia esperienza al servizio di un progetto politico concreto e coerente e di portare le istanze della società civile in politica. In particolare quelle sulle cause di giustizia sociale, climatica e animale che seguo da anni e che mi stanno a cuore”.
Uno dei suoi obiettivi è quello di portare a Bruxelles il tema della tutela degli animali: in che modo, concretamente?
“L’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea riconosce la senzienza animale e vincola l’Ue e gli Stati membri a tenerne conto. Sono molti gli ambiti che riguardano la tutela degli animali già regolati in Ue, ma queste normative sono però spesso insufficienti o datate e necessitano di essere ampliate e aggiornate. Nel programma del M5S proponiamo di dare seguito all’ICE “End the Cage Age”, introducendo un divieto all’uso delle gabbie per gli animali allevati in Europa. Vogliamo anche garantire il rispetto delle direttive Habitat e Uccelli, lo status di protezione dei grandi carnivori e introdurre un divieto di import ed export dei trofei di caccia ottenuti da specie protette. Ancora, il divieto dell’allevamento di animali da pelliccia, lo sviluppo di una ricerca senza animali affidabile e sicura, rafforzare la registrazione di cani e gatti per porre fine al commercio illegale di animali da compagnia e prevenire il randagismo”.
L’ultimo rapporto di Legambiente evidenzia che il ricorso alle rinnovabili è cresciuto nell’ultimo anno come mai prima d’ora: c’è stata davvero una svolta in Italia?
“Il risultato che emerge dal rapporto è frutto di un’importante misura che ha permesso nel 2022 di risparmiare circa 4 miliardi di euro nella bolletta energetica degli italiani: il Superbonus. È grazie a questo strumento se la realizzazione degli impianti rinnovabili è aumentata. Le destre preferiscono addossargli colpe e ostacolare questo percorso al solo fine di conservare il modello attuale che garantisce rendite ai soliti noti delle fossili”.
Allo stesso tempo, però, il report evidenzia che questa crescita non basta per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030: cosa possono fare l’Ue l’Italia per incentivare le rinnovabili?
“È chiaro che si deve fare di più e attuare concretamente gli indirizzi europei. Lo si può fare semplificando, ovvero andando a individuare le cosiddette aree di accelerazione in cui gli impianti possono essere realizzati in tempi brevi, ma anche modificando le regole del mercato per riconoscere alle rinnovabili e agli interventi di efficientamento un ruolo chiave, come ad esempio con le comunità energetiche o il demand response. Non serve solo disporre di risorse economiche, che sono necessarie, ma è importante che esse vengano indirizzate verso una transizione che sia ecologica, non militare”.
Le destre italiane combattono contro diversi provvedimenti chiave per la transizione energetica, dalle auto elettriche alle case green: lo fanno solo per calcolo elettorale o c’è dell’altro?
“Le misure per la transizione energetica richiedono cambiamenti significativi nelle abitudini e negli stili di vita dei cittadini. Questi cambiamenti possono essere percepiti come onerosi o impopolari, specialmente in un contesto di crisi economica e incertezza. Le destre sfruttano questo solo per calcolo elettorale. Tuttavia, oltre a questo vi è purtroppo anche la protezione di interessi economici dal forte impatto come le compagnie petrolifere. I legami di queste aziende con le destre italiane sono evidenti. Il piano Mattei, che punta a fare dell’Italia un hub del gas europeo, va chiaramente in una direzione opposta rispetto agli obiettivi del Green Deal europeo. Noi invece vogliamo trasformare l’Italia nell’hub europeo delle energie rinnovabili”.
Le elezioni potrebbero dar vita a una maggioranza europea spostata più a destra di oggi: è a rischio il Green deal?
“Il Green Deal è a rischio già dalla fine della scorsa legislatura quando il Ppe nel tentativo di arginare i partiti sovranisti in ascesa ha deciso di copiarne il programma. Per fare un esempio con i voti decisivi dei Popolari il Parlamento europeo ha respinto la proposta di riforma della regolamentazione sui pesticidi, un provvedimento necessario non solo per rafforzare l’agricoltura biologica ma anche per la sicurezza alimentare. Ad oggi ben il 63% delle iniziative del Green Deal risultano sostanzialmente in bilico, non ancora proposte o addirittura ritirate. Questo è un gravissimo errore tattico e politico del Ppe. Fra l’originale e la fotocopia gli elettori scelgono sempre l’originale e infatti le destre radicali con la loro propaganda basata sulle fake eco-news sono in ascesa ovunque”.
In Italia e in Ue ci sono ancora oggi troppo sussidi ambientalmente dannosi? Si può invertire la marcia e come Movimento 5 Stelle pensate a qualche proposta sul tema in Ue?
“L’attuale Pac contribuisce ad alimentare un sistema che danneggia tutti, anche gli stessi agricoltori e allevatori. Continuare ad erogare sussidi agli allevamenti intensivi vuol dire continuare a finanziare lo sfruttamento di esseri senzienti, di risorse naturali come suolo e acqua e di lavoratori appartenenti a fasce svantaggiate e marginalizzate. Le previsioni dicono che entro il 2030, se non verrà intrapresa un’azione concreta, il settore dell’allevamento rappresenterà quasi la metà del bilancio mondiale di emissioni di gas serra. Nella prossima legislatura dobbiamo invertire la rotta e mettere la produzione di cibo sano, etico e sostenibile e la riduzione delle emissioni di Co2, consumo di suolo e di acqua al centro delle politiche europee”.