Matteo Ricci, da sindaco di Pesaro oggi è candidato alle elezioni europee: da primo cittadino qual è il valore aggiunto che può e vuole portare in Ue?
“Intanto una cultura amministrativa che tiene insieme visione e pragmatismo quotidiano, che penso sia utilissima all’Europa. E poi una politica popolare, perché io credo che soltanto con un linguaggio e un atteggiamento popolare si sconfiggono i populisti. E poi, ovviamente, la concretezza dell’amministratore locale”.
Il Pd ha portato alle elezioni il partito dei sindaci e degli amministratori: sembra un po’ una mossa per portare voti…
“I sindaci che si candidano alle europee sono in scadenza naturale di mandato, non lasciamo le nostre città, non c’è la possibilità di fare un terzo mandato. Anzi io valuto questa corsa alle europee un modo per valorizzare un gruppo dirigente che in questi anni ha vinto e convinto, spesso controvento, mantenendo al centrosinistra la maggioranza delle città italiane, e che adesso prova a portare questa capacità amministrativa laddove si decide una parte importante dei nostri destini”.
In alcune circoscrizioni ,come il Centro, ci sono tanti candidati di peso: non si rischia di bruciare nomi importanti, tra cui quelli dei sindaci tra l’altro, in quella che rischia di diventare una conta e una sfida tra correnti?
“Gli amministratori in genere non appartengono a correnti, difficilmente sono collocabili in correnti nazionali: di certo è una lista molto competitiva e forte, utile a portare più voti possibile al Pd. Del resto il voto al Pd sarà importante anche per costruire un’alternativa di governo il giorno dopo: se il Pd uscirà più forte dalle europee sarà più facile costruire – io non lo chiamo campo largo – il nuovo centrosinistra”.
Cosa può cambiare con le europee in Italia?
“Il primo dato che si andrà a vedere dopo le elezioni sarà quanti voti avranno preso complessivamente i partiti di governo e di opposizione e sarà chiaro che Meloni non ha la maggioranza del Paese. Poi è importante rafforzare il Pd perché dobbiamo trasformare queste opposizioni in un’alternativa di governo che si costruisce soltanto con un baricentro più forte che sta stabilmente sopra il 20%, che servirà anche per convincere gli altri alleati che non c’è alternativa possibile all’unità dell’opposizione”.
Quale ricetta può funzionare?
“Sicuramente il Pd con i 5 Stelle, Verdi e Sinistra Italia. E penso che serva anche una gamba moderata, credo che per avere un nuovo centrosinistra debba essere netta la leadership del Pd tra le opposizioni. Fino a che ci sarà un risultato simile tra Pd e 5 Stelle, sarà più difficile costruire un’alternativa di governo. L’altro dato che si guarderà è quanto avrà preso il Pd e quanto Fratelli d’Italia e noi dobbiamo competere per essere il primo partito italiano”.
Al Centro è candidata anche Schlein: non crede che questo possa penalizzare le donne dem e ridurre la rappresentanza femminile del Pd in Ue?
“Non credo perché abbiamo anche nel Centro delle donne competenti, qualificate, che stanno facendo un’ottima campagna elettorale. Penso che questo problema non ci sarà, del resto ci sono tre preferenze e c’è spazio. La candidatura di Schlein secondo me serve a polarizzare la campagna tra lei e la Meloni, più si polarizza il confronto tra loro due e meglio andrà il Pd”.
Se dovesse essere eletto, quale sarebbe la sua priorità e la prima cosa che farà a Bruxelles?
“Vorrei impegnarmi su due cose, la prima è rappresentare l’Italia di mezzo, centrale, perché rischia di essere la parte più fragile in questo momento, a maggior ragione con l’autonomia differenziata che rischia di schiacciare l’Italia di mezzo tra una questione meridionale che giustamente verrà difesa e una questione settentrionale che riemerge. E l’altro tema è l’agricoltura, perché una parte importante dei fondi europei va al mondo agricolo. Noi dobbiamo accelerare la transizione ecologica, salvaguardando il sistema agricolo italiano, va trovato il giusto equilibrio”.
Oggi l’Ue rischia di mettere da parte il Green deal per andare verso un’economia di guerra?
“Noi dobbiamo far vincere le forze europeiste per riprendere un percorso verso un’Europa federale, se non sarà più forte e unita e non toglierà il potere di veto dei singoli stati, il popolo europeo non conterà nulla. E vale anche per le politiche economiche: non possiamo interrompere una politica di investimenti pubblici, abbiamo avuto una svolta con il Next Generation Eu, abbiamo bisogno che il sostegno agli investimenti pubblici continui nei prossimi anni proprio sul tema green. Pensiamo alla casa green: abbiamo bisogno di una politica di finanziamenti che aiuti le ristrutturazioni. Non si può tornare alle politiche di austerità”.
Tornando sulla politica nazionale, il condono potrebbe portare ai comuni incassi per quasi 20 miliardi: lei sarebbe favorevole considerando le difficoltà dei comuni dal punto di vista dei bilanci?
“Ai comuni non vanno tagliate le risorse, perché in questo momento nel bilancio dello Stato mancano 20 miliardi: avevano fatto una previsione di crescita nella legge di Bilancio dell’1,2% e invece la crescita reale è della metà. Mancano 20 miliardi e dopo le elezioni europee saranno costretti a fare una manovra correttiva. Dobbiamo evitare che nella manovra correttiva venga toccata la spesa sanitaria e sociale e riparta una stagione di tagli agli enti locali. Quest’anno è stato il primo anno dopo anni in cui sono tornati i tagli agli enti locali, i sindaci sono preoccupati di questo e non condividono una politica fatta di condoni per avere maggiori entrate”.
Gli ultimi tagli del governo ai comuni sono stati sospesi, ma torneranno dopo le europee…
“Mentre in campagna elettorale la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, continua con i soliti slogan, il ministero dell’Economia sta cercando disperatamente soldi. Buttano polvere sotto il tappeto fino alle elezioni e poi quest’estate faranno una manovra correttiva lacrime e sangue. Dove prenderanno queste risorse? Ancora una volta nella spesa sociale, ancora una volta nella sanità, che è in crisi in tutto il Paese, ancora una volta tagliando le risorse ai Comuni. Questa è la verità. Gli slogan purtroppo valgono il tempo di una campagna elettorale”.